ad altri organismi (dei quali, anzi, si soilecita ia collaborazione, quando le loro finalità non contrastino con quelle dell'ADESSPI) - costituisce una buona premessa per l'allargamento del numero di coloro che possono essere direttamente impegnati sui problemi scolastici e per evitare la dispersione delle energie nelle iniziative collaterali. Evidentemente, la priorità data ad alcuni problemi rispetto ad altri non significa che l'associazione dovrà disinteressarsi di tutte le questioni, chè la sua ambizione deve essere proprio quella di riuscire a diventare l'organo la cui opin~one sia, in tutti i casi, attesa con più fiducia, per la tempestività e l'esattezza del giudizio; due compiti, a ben guardare, contraddittori solo nelle apparenze ed entrambi legati alla medesima esigenza di rigore: la capacità di rispondere adeguatamente a tutte le possibili domande dipende da una raggiunta chiarezza di visione generale (proprio l'inverso di una istanza puramente denunciataria, tanto violenta nel particolare, quanto incerta nei fini), la scelta di alcuni problemi risponde al giusto criterio di un concentramento delle forze dispo· nibili su pochi e ben determinati punti, in una situazione parlamentare che non è certo delle più favorevoli. D'altro canto, il carattere aperto e non corporativo garantisce una distinzio,ne netta dalle associazioni sindacali e dà la certezza che non saranno gli interessi particolari a determinare la prevalenza di una linea di condotta. In prospettiva, dunque, l'ADESSPI sembra aver scelto il giusto cammino: quel che rimane da stabilire, sono i limiti che la situazione presente le impone. Oggi essa appare più strumento per contrastare l'accentuata influenza che le forze di governo, in sede di attuazione dei nuovi provvedimenti, cercheranno di esercitare sulla scuola, che gruppo di pressione disposto a lunghi tempi di attesa pur di creare tutte le condizioni necessarie all'affer,- mazione dei propri principi. Ed è proprio da ciò che nasce per l'ADESSPI il grave problema dei rapporti con tutte le forze politicamente caratterizzate, i partiti in primo luogo. A tal fine, l'esperienza dell'A.D.S.N. insegna che - non essendo questi organismi fondati su un background sufficientemente autonomo - tutte le volte che si cerca di far prevalere la ragione partitica, l'associazione entra in crisi, mancando a quegli aderenti che praticano una milizia diversa da quella fatta prevalere una ragione più generale che giustifichi la loro permanen~a in essa. Il discorso sul frontismo non può prescindere da queste precisazioni, a meno che non si voglia farne pretesto per un vano sfogo· moralistico. Moralismo che si palesa secondo alcuni pur'esso fragile, in una situazione in cui l'alleanza tra democristiani e fascisti svuota politicamente l'argomento abituale che vuole contaminata ogni forza democratica che venga a patti con i totalitari. Nel nostro caso - e non soltanto perchè si tratta di un problema in certa misura ristretto - devono essere oggetto dell'attenzione più le ca- _pacità dei laici che non gli intenti, reali o presunti, dei comunisti. I quali [97] iblioteca Gino Bianco
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