Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

litica e sociale dell'Isola non sembra, però, sufficiente a spiegare "i fenomeni deteriori verificatisi prima e dopo le elezioni di giugno. In sostanza, le alternative che si presentavano a cose fatte erano assai poche. Due di esse non erano neppure alternative, ma solo tesi di agitazione propagandistica. Sia l'operazione Bino Napoli, che l'operazione « ricucitura », non potevano presentarsi che come precostituzione di alibi O· provocazione. A parte la bizzarria personale del suo promotore, successivamente ritiratosi dalla vita politica, l'operazione Napoli era niente altro che · 1a realizzazio-ne dell'apertura a sinistra, operazione alla quale paiono attualmente negati, sia sul piano siciliano che su quello nazionale, entrambi i preco11izzati contraenti. La « ricucitura », a sua volta, era il recupero di Milazzo da parte della DC o, almeno, l'alleanza strumentale tra i due tronconi. Ma la scissione milazziana ha avuto, in realtà, anche un profondo significato di classe: quella che si raggruppa intorno a Milazzo, si è già detto, è una « terza forza » concreta, basata su precisi interessi di ceti e di categorie, sullo sfondo del generale interesse siciliano per l'autonomia, insidiata o malamente realizzata dal vecchio partito. Interessi assai più vicini a quelli rappresentati politicamente dai co·munisti e dai socialisti (in buona o cattiva fede) o anche da certi uomini della destra, quale espressione del sottoproletariato locale, che non a quelli di cui è portavoce il gruppo dirigente DC tradizionale: gli interessi anti-autonomistici dei monopoli del Nord, delle banche ad essi legate, ecc. Restava, unica effettiva, l'alternativa clerico-fascista, benedetta dal cardinale Ruffini. Questo limite funziona obiettivame11te come metro di giudizio per la valutazione degli aspetti positivi della seconda operazione Milazzo. Per la formazione d'un giudizio di merito sugli avvenimenti siciliani siamo dunque ridotti, alla fine, al solito computo algebrico dei « pro n e dei « contro n che presentano le due classiche alternative nazionali? Siamo dinnanzi a una nuova variazione della scelta diametrale: fronte popolare o clerico-fascismo? In altre parole: in Sicilia non è dunque successo niente? ·Non ostante l'apparizione del gruppo Milazzo, siamo ancora ancorati alla tradizionale dicotomia del « muro contro muro»? Non diremmo, e proprio per i caratteri concreti, effettivamente rappresentativi di forze sociali e interessi tangibili che il gruppo Milazzo è venuto ad assumere. Non ci pare, in parole povere, che in Sicilia si possa parlare di fronte popolare. Quella del fronte popolare è una dottrina e una pratica che ha, nella testa dei comunisti, un senso preciso. Dottrinalmente, fronte popolare è l'alleanza dei ceti popolari con la classe operaia, ad esclusione delle forze borghesi e grandi-borghesi, sotto la direzione della classe operaia. Nella pratica, e nella storia (Francia, Spagna, ecc.), è stata l'alleanza del proleta• [91j iblioteca Gino Bianco

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