Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

Da questi dati di fatto i commentatori politici ranno tratto alcune considerazioni che vale la pena di ricordare: A) Il veto del Santo Uffizio non ha funzionato contro Milazzo come, in precedenza e in questa stessa occasione, non ha funzionato contro le sinistre. Si tratta di « un insegnamento che a tutti può ispirare utili riflessioni » (La Stampa). Pochi dubbi restano che l'insegnamento debba essere conside .. rato valido anche fuori dai confini della Sicilia, nel senso che i veti d,ella gerarchia, probabilmente, sono destinati a funzionare sempre meno anche nel futuro e anche in altre situazioni. B) La forpiazione della nuova forza politica facente capo a Milazzo ha arrestato il previsto e, in certo modo, tradizionale flusso dei voti dalla destra e dalla DC verso i partiti di sinistra (La Voce Repubblicana e L'Avanti!: il quale ultimo specificava anzi che s'è trattato persino d'un certo numero di voti « del ceto, medio » già appartenenti al PSI, che erano « rifluiti » su Milazzo). Si tratta d'un insegnamento estensibile alla situazione generale italiana? Comunque si voglia giudicare la sostanza dell'esperimento Milazzo, sotto questo angolo visuale esso si pone indubbiamente come esperimento di effettiva « terza forza ». Dal successo della lista USCS si può dedurre che a11che su scala nazionale sarebbe oggi possibile arrestare il processo di polalizzazione destra-sinistra (DC e suoi alleati da una parte, socialcomunisti dall'altra e, in mezzo, il vuoto) mediante l'impiego di una « terza forza »? Il discorso, ripetiamo, prescinde dalla sostanza del movimento milazziano; qui interessa soltanto la forma da esso assunta, di sbarramento e di ricambio alla tradizionale dicotomia italiana. Qualunque sia il giudizio sulla sua sostanza, non si può rifiutare il fatto che si tratti di una sostanza ben concreta, materiata di interessi tangibili, di rappresentanze effettive. E allora: è possibile pensare all'affermazione d'una nuova « terza forza » nazionale che sia, come quella raggruppatasi intorno ai cristiano-sociali sici• liani, una forza concreta, legata ad interessi politici, sociali ed economici magari settoriali (in senso geografico o categoriale), ma effettivi, che rappresenti ceti e categorie, diritti acquisiti e speranze riconoscibili non attraverso mere operazioni di astrazione intellettuale (i laici, i sostenitori dello· stato di diritto, gli « onesti ») bensì attraverso concreti interessi sociologici? La risposta a questa domanda non può prescindere dall'esame di tre punti: a) Deve essere dato ormai co,me scontato il fallimento dell'autonomia socialista nei rigt1ardi del PCI? Se si pensa ancora a un possibile sviluppo della politica di Venezia, Napoli e Pralognan, è evidente che abbiamo già trovato quella « terza forza» che andiamo cercando: è il PSI. Se invece giu- [89] Biblioteca Gino Bianco

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