Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

• affatto; e non dimentichiamo certamente che egli viene dalle fila di quel sindacalismo cattolico, la cui concreta esperienza politica, a contatto con la classe operaia e i suoi problemi, rappresenta uno dei dati più affidanti fra quelli che la Democrazia Cristiana è in grado di offrire oggi al paese come titoli e come garanzie di una sua volontà di perseguirne lo sviluppo economico. Ma Villa Lubin è come assediata dai ministeri « dorotei ». La Cassa? Si auspicava, da parte di molti ambienti interessati al successo della politica meridionalista, che le sedute del suo consiglio di amministrazione potessero radunare un vero e proprio brain trust. Ora, è vero che l'attuale presidente della Cassa risulta uomo di ben altra levatura e ben altra esperienza tecnica quando lo confrontiam~ col suo predecessore, che fu « sistemato » alla presidenza della Cassa per la sola ragione che altri doveva essere « sistemato )), al suo posto, nel Consiglio di Stato. Ma è anche vero che, nel clima creato da antichi e recenti errori e aggravato dalle ultime vicende politiche, dall'apertura a destra e dalle esigenze di sottogoverno che ne sono derivate, più numerose e più vistose, la politica della Cassa rischia di scadere a routine e la Cassa stessa di essere degradata, da authority di tipo newdealistico, quale voleva e vorrebbe essere, a duplicazione burocratica degli organi di spesa ordinaria. Comitato dei Ministri e Cassa non sono comunque gli strumenti della politica meridionalista che risultano più gravemente deteriorati. Tutt'altro : in una diversa situazione politica essi funzionerebbero assai meglio e troverebbero forse nuovi impulsi all'azione, nuove funzioni da assolvere. Essi oggi risentono del clima politico generale;. e di qui principalmente il loro I deterioramento; al quale però oppongono ancora resistenza uomini consapevoli e responsabili. Ben più grave è la situazio11enegli Enti di riforma : qui siamo arrivati al punto che gli assistenti sociali si dimettono ~rchè ad essi si chiede di passare dalla neutralità politica all'attivismo di partito; e quelli che non si dimettono - è lecito presumerlo - hanno evidentemente ceduto a una richiesta del genere. Noi abbiamo più volte denunciato la tendenza della DC ad asservire gli Enti di riforma e la tendenza degli Enti di riforma a servire la DC; e abbiamo anche assai spesso rilevato come queste tendenze abbiano trovato una loro ragione complementare nella precarietà organizzativa di altre forze politiche, democratiche, incap~ci di promuovere l'azione necessaria [7] s·btioteca Gino Bianco

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