affidata a piccoli e medi stabilimenti famiiiari e artigiani, e finalmente alla distribuzione) per la quale mancano quasi completamente efficienti organizzazioni commerciali. Ma tutto questo, per quanto sia di facile ed anzi elementare evidenza, non risulta che costituisca l'ossatura dei programmi di massima elaborati dagli organi preposti alle fortune della nostra agricoltura e di quella del Mezzogiorno in particolare. Ne consegue che il contadino, specie se meridionale, resta isolato nella sua diffidente ignoranza delle leggi economiche e delle arcane discipline che reggono il mercato. Compito primo delle associazioni di categoria non è tanto quello di reclamare l'intervento dello Stato perchè paghi i prodotti agricoli più di quanto valgo·no; ma l'altro, di cooperare appunto con gli organi dello Stato . per la preparazione e la realizzazione di tutte le condizioni necessarie e sufficienti al fine di ottenere una produzione maggiore e migliore, ed a venderla senza sacrificio nè dei coltivatori nè della collettività. E se questa sensibilità difetta ai sindacati, ne faccia uso chi deve e chi può, vale a dire il Ministero competente, attraverso gli uffici in cui si articola al centro e alla periferia, e la Cassa. Ma, come lamenta il Bonato, « difettano assolutamente nel nostro Paese organici studi che permettano di analizzare le complesse realtà che caratterizzano l'elasticità della domanda nei riguardi del reddito e del prezzo·». Questa carenza è sintomatica. perchè denota la scarsa o nulla sensibilità ad un problema di cui vorremmo aver saputo mettere in luce l'estrema importanza., e che invece è ignorato, o - il che fa lo stesso - trascurato, a differenza di quanto avviene all'estero. Bisogna dunque che si formi una salda coscienza di tale problema, dei suoi aspetti, delle sue incognite; e con essa un'altrettanta salda conoscenza, negli operatori e nei responsabili, delle questioni inerenti alla coordinazione del settore agricolo con quello industriale e con quello commerciale. Quand'a11che si riuscissero a realizzare tutte le premesse perchè si produca molto, non si sarebbero sollevate le sorti delle popolazioni meridionali: immaginarsi poi se, come sta accadendo, parte notevole dello sforzo diretto alla superproduzione fosse reso vano, proprio da coloro a cui favore esso è esercitato, per la non errata apprensione che non si modifica solo con la 1naggiore produzio•ne la situazione odierna. E' necessario che detto sforzo sia visto e compiuto unitariamente, cioè in tutte le fasi di cui abbiamo fatto cenno, sotto pena di renderlo in gran parte sterile. Facendo della produzione agricola un fattore, e sia pure il più importante, dell'intero processo economico di una zona quasi esclusivamente agricola, si incrementeranno anche le particolari forme di una industrializzazione complementare dell'agricoltura, tanto da fare urr tutto solo con essa,, senza cioè che si parli di industria vera e pro·pria: sylos, cantine sociali, enopoli, elaiopoli, mulini, frantoi, paBiblioteca Gino Bianco (82]
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