piantè industriàii (vi è poi la via intérmedià, che consiste nel contemperàmento delle altre due). E' ovvio che il co•ntadino, da solo, non può nemmeno• affrontare il dilemma. Quello che possiede è solo la sua forza di lavoro, non sempre integrata 'da un equino: anche prodigandosi fino all'esaurimento, lascerà immutata la situazione. Dovranno dunque darglisi larghi, continui, facili aiuti per tro,vare e convogliare l'acqua, arare più profondamente, procurarsi sementi migliori e concimi, prepararsi professionalmente; e del resto il credito agrario di miglioramento e di esercizio, l'assistenza e le agevolazioni di varia natura già si propongono, e da tempo, di conseguire questi obiettivi, anche se forse sia mancata e manchi una visione unitaria del quadro. Ammettiamo dunque che ogni fondicello produca più di quanto oggi riesce a spremere dalle sue zolle avare. Deve comunque trattarsi di supero notevole, e non limitato ad una modesta e quasi irrilevante percentuale, che sarebbe consumata direttamente. Che cosa farà il contadino di questa superproduzione? Al Convegno tecnico indetto a Bari nel 1954 per individuare gli indirizzi produttivi della trasformazione agraria nel Mezzogiorno, più d'uno, fra coloro che sono intervenuti, ha ammonito a guardarsi dall'errore di una inflazione di _prodotti; ma la sua voce è stata sommersa nel coro degli zelatori. Si è sottolineato il numero delle famiglie povere (oltre due milioni) cl1e intristiscono nel Sud, e di cui ogni componente consuma poco più di 2000 calorie giornaliere contro oltre 3000 della dieta di sufficienza: chi, se non questi sei-sette milioni di denutriti, assorbirà la maggior copia di cereali, frutta, verdure, latticini? Non è ben chiaro, però, per quale miracolo questo esercito di poverissi1ni, che fino ad oggi non ha potuto saziare la sua fame, potrà acquistare tanta grazia di Dio, a meno che non siano sempre gli stessi soggetti a comparire, una volta in veste di produttori ed una in quella di consumatori del loro stesso prodotto. Se così non è, si deve seriamente guardare al pericolo che i sylos e i frigoriferi (è ben vero che di questi ultimi il Sud ne vanta assai pochi) si riempiano di derrate e viveri che nessuno vuole, nè all'interno nè all'estero. Il pomodoro non trova più il facile smercio di un tempo, e così l'uva da tavola, per la concorrenza del Nord Africa, della Spagna, del Medio Oriente. Il mercato del vino è notoriamente pesante, e le cantine hanno ancora, alla nuova vendemmia, le botti colme del vino dell'annata precedente. Le giacenze di cotone, italiano e straniero·, sono esuberanti e cosi l'offerta di ' agrumi. A sua volta, il tabacco rende assai meno che un tempo, tanto che sono molti i concessionari che riducono la superficie coltivata; del grano e del riso non parliamo·, chè tutti sanno le difficoltà inco•ntrate dai cerealicultori. [78] Biblioteca Gino Bianco
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