Il Mezzogiorno dopo l' apertura a destra di Francesco Compagna Sarebbe veramente difficile negare che durante il 1959 le cose siano peggiorate in tutto il paese, e particolarmente n~ll'Italia Meridionale: assai grave è infatti il deterioramento subìto dalla politica meridionalista nel periodo intercorso tra l'annunzio del piano Vanoni e ia sua liquidazione; e non è per un mero caso che quest'ultima ha coinciso con la consumazione dell'apertura a destra. Come è stato giustamente rilevato (1), l'iniziativa di Vanoni era scaturita proprio dalla consapevolezza dei limiti di una politica imperniata soltanto sugli investimenti per le infrastrutture e sulla riforma agraria. Una tale consapevolezza si era fatta strada in molti ambienti (Svimez, ecc.) e richiedeva, fin dal 1955 circa, un risoluto passaggio, dalla politica della Cassa, della riforma agraria, della liberalizzazione degli scambi, alla politica di sviluppo dell'occupazione e del reddito. Questo passaggio non è avvenuto: di qui, in un primo tempo, una fase d'arresto della politica meridionalista, che, felicemente avviata, ha poi segnato il passo per vari anni; e in un secondo tempo - una volta che l'iniziativa di Vanoni era stata definitivamente insabbiata, e l'apertura a destra voluttuosamente consumata - sono stati coinvolti in un inarrestabile processo di deterioramento · tutti gli strumenti che erano stati in vari momenti predisposti per lo sviluppo economico e civile del Mezzogiorno. È vero che a Villa Lubin siede un uomo serio e capace, dal quale molto . il Mezzogiorno si può attendere; l 'on. Pastore, infatti, ha portato al Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno un soffio di quello spirito piemontese che, a contatto con gli uomini e le cose dell'Italia meridionale, non guasta (1) Ugo La Malfa: « Bilancio sul Mezzogiorno », in Successo, settembre 1959. [6] Biblioteca Gino Bianco
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