Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

risulta concentrata in un ambito che include impianti la cui capacità varia da 1 milione a 2 milioni di tonnellate, l'altro 43% risulta prodotto da raffinerie le cui dimensioni sono per lo più inferiori alla dimensione ottima e in pochissimi casi ad essa superiori. Esistono, dunque, proble1ni di ridimensi.onamento, e non per una parte trascurabile della produzione; si tratta comunque di problemi che presentano minori difficoltà di quelle che si manifestano per le esigenze di ridimensionamento che si pongono per altri settori industriali. Per i secondi, invece, la considerazione principale che deriva dalle tendenze del mercato, e quindi dall'orientamento della produzione verso il , prodotto più povero (olio combustibile), mette in luce un decremento se11sibile negli utili lordi; di qui la necessità di rivedere i termini del rapporto oggi in atto tra regime fiscale e industria della raffinazione, tanto più che è fatta più minacciosa la concorrenza del petrolio americano e di quello che proviene da oltre cortina. FEDERICO PEPE Saper vendere I recenti provvedimenti a favore dell'agricoltura palesano le finalità produttivi-stiche che i reggitori della nostra politica econo1nica intendono dare ad ogni disposizione diretta al settore agricolo. Infatti, 99 miliardi del Prestito Nazionale sono stati devoluti a preparare le condizioni per ottenere una « resa » più elevata: a questo fine le bonifiche, le irrigazioni, i consorzi montani, e via enumerando. L'esame degli stanziamenti per il Mezzogiorno fa giungere alle medesime conclusioni; e per il vero non può dirsi che - genericamente parlando - l'Italia meridionale soffra oggi ancora di un eccesso di produzione agricola, se concordemente si lamenta da tutti proprio la scarsa produttività di quelle regioni, toltene poche oasi privilegiate. Ma un'indagine J.pprofondita, e condotta senza tener conto di quelli che, essendo principi acquisiti, finisco·no con il diventare veri luoghi comuni, non è escluso che porti a diverse conclusioni; e più precisamente che la necessità di incrementare la produzione agricola ha sempre fatto trascurare un'altra e non meno importante esigenza: quella cioè di smerciare l'accresciuta produzione. Può anzi affermarsi che la costante trascuranza di questo secondo obiettivo minaccia di compromettere l'esito della lotta ingaggiata per il miglioramento del reddito agricolo, quanto meno in alcune zone. Questa apprensione si fonda peraltro su una premessa. Tutte le regioni meridionali, appunto perchè ad economia quasi esclusivamente agricola, sono autosufficienti in fatto di consumi alimentari essenziali: anche la Lucania, l'Irpinia, il Sannio, il Molise, il Sub Appennino Dauno, il Cilento, le regioni etniche cioè a più basso livello di produzione, non importano prodotti, se Biblioteca Gino Bianco [76]

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