Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

occorre - come Mario Paggi ammoniva fin dal 1953 - !*apertura a sinistra; o per lo meno un'azione politica che ponga il PSI - tutte le correnti del PSI - davanti alle sue responsabilità. Se è vero, ed è vero, che questo è oggi il tema centrale di una politica liberale in Italia, possiamo e dobbiamo purtroppo dedurre che il Partito liberale si è allontanato dar liberalismo in maniera tale da non poter recare nessun contributo allo svolgimento di questo tema; e non sappiamo dire se una marcia di riavvicinamento sia effettivamente possibile: è vero che qualcuno finalmente si è mosso, ma è anche vero che altri non si sono mossi nemmeno questa volta. [n. d. r. J Emigranti in Francia Oggi più che mai chi emigra per ragioni di lavoro dall'Italia in Francia è lasciato a se stesso: la rete apparente di disposizioni a favore dell'emigrazione non basta neppure a mascherare una situazione ancor più catastrofica, per certi lati, di quella che esisteva negli anni intorno alla prima guerra mondiale. Il raffro11to tra le condizioni dell'emigrazione di allora e di quella odierna è del resto sintomatico; e la prima constatazione cui si giunge a . raffronto ultimato è che oggi più che allora il fenomeno emigratorio è aureo- _lato di romanticismo, per quanto l'epoca di « Passaporto rosso» e delle altre lagrimose storie di emigranti fosse quella e non la nostra. Manca oggi all'Ambasciata della rue de Varenne un titolare della fatta di un conte Tornielli, capace di porre l'accento là dove si deve, e di isolare il fenomeno migratorio da tutti i fronzoli di una fiacca retorica e di un vieto sentimentalismo; così come manca a Palazzo Chigi chi sia dotato di forza sufficiente per stabilire, affermare e far riconoscere il fatto che l'emigrazione, dopotutto, è un'operazione commerciale come un'altra; che, l'emigrante, va difeso almeno come si difende una partita di merci da esportare, pur senza perdere di vista il fatto che non di merci si tratta, ma di uomini. Così, per esempio, risulta difficilmente comprensibile che in un Paese a forte corrente immigratoria italiana come la Francia, l'Italia venga rappresentata da un Ambasciatore come quello che rifiutò ai giornali locali in lingua italiana un messaggio di saluto agli emigrati in occasione del suo insediamento a Parigi, scusandosi col dire di doversi occupare di « altri problemi » che non di quelli degli emigrati e degli emigrati stessi. Da notare, in proposito, che non occorre alle nostre Autorità compiere studi particolari sulla situazione del momento, ma che basta loro riferirsi agli innumerevoli studi che si sono fatti, tanto da parte ufficiale, che da parte di privati, sulle migrazioni verso la Francia quando, dal 1900 in poi, si è cominciato a dare a queste migrazioni un aspetto organico ed .. organizzato. (63] Biblioteca Gino Bianco

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