Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

questo governo, sl potrà polemizzare a forza di Cttazloni che sono attingibili ai discorsi fiorentini dei ministri che ne fanno parte. Ed è per questa ragione che affermazioni del genere, pronunciate da ministri, vengono a rappresentare, per quanto riguarda la durata del governo, una incognita che la vittoria "dorotea" alle elezioni congressuali non basta a cancellare. C'è poi il rilievo che ha fatto valere La Malfa, sulla Voce repubblicana, in sede di commento alla relazione con cui l'on. Moro ha aperto i lavori del Congresso di Firenze: se di u1i governo si dice - come l'on. Moro ha detto del governo Segni - che la principale, anzi la sola, giustificazione della sua durata consiste in uno stato di necessità, di questo governo si viene a negare implicitamente validità politica effettiva e capacità di espansione verso l'avvenire. Ovviamente, pure questo rilievo induce a ritenere che il governo Segni è uscito tutt'altro che rafforzato dal Congresso di Firenze, anche se i suoi sostenitori sono riusciti ad evitare la vittoria quantitativa di Fanfani. Ma, d'altra .parte,è proprio il rilievo di La Malfa che ci porta a discutere il secondo degli interrogativi che il Congresso di Firenze ha lasciato senza risposta. Possiamo formularlo con le parole di Saragat: fino a che punto, nel determinare il comportamento dell'on. Moro e dei cosiddetti "morotei" durante il Congresso di Fire1ize, preoccupazioni di ordine affatto contingente hanno prevalso su quelle di ordine generale? Il che equivale a domandarsi: è possibile che, in sede di Consiglio nazionale, maturi prima o poi la sostituzione della maggioranza di Firenze, Moro-SegniAndreotti, con una nuova maggioranza, di centro-sinistra, determinata dalla dislocazione di Moro e dei " morotei" sulle posizioni di Fanfani e dei "f anfaniani "? A Firenze non è avvenuto quello che ci auguravamo nell'editoriale del mese di settembre: la destra democristiana dell'on. Andreotti non è stata messa in condizioni di non nuocere, non è stata sconfitta, 120n è rimasta isolata. È avvenuto invece che vecchi e nuovi notabili - alcuni, fra i primi, rinnegando peraltro un onorevole passato di lotte politiche per la democrazia e per la libertà; altri, fra i secondi, deludendo le speranze che avevano fino a ieri suscitato nel partito e nel Paese come " uomini nuovi" della Democrazia Cristiana e della democrazia ita/,iana - hanno preferito schierarsicon l'estrema destra del partito e del Parlamento. [4] Biblioteca Gino Bianco

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