Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

970 fabbriche, una analoga iniziativa era stata assunta anche in quel Paese in notevole misura ed estensione. Sulla « musica f~nzionale » esiste, oggi, una vasta letteratura. V'è, pertanto, chi proclama che debbono essere banditi i ,dischi con canto, fonte di distrazione per l'operaio; le predilezioni di taluno vanno esclusivamente alle musiche a volume costante e sostenuto; altri, ancora, è del parere che le ore più opportune per le trasmissioni siano le prime della giornata, ma non mancano i sostenitori della tesi opposta; e, infine, altri autori sono andati tanto in là, da costruire addirittura una tabella, nella quale sono elencati i brani idonei per l'audizione in fabbrica. Si tratterebbe di cominciare un quarto d'ora prima dell'inizio della fatica quotidiana, con la sinfonia del Matrimonio segreto o con brani del Cavaliere della Rosa, per affrontare, verso le quattro del pomeriggio, il Bolero di Ravel. Su di un fatto, però, gli esperti sono d'accordo: le trasmissioni debbono essere intermittenti, ed ampiamente intervallate, altrimenti vi si fa l'abitudine. I tecnici affermano che il rendimento del lavoro, con gli altoparlanti che diffondono musiche sinfoniche, oppure leggere, aumenterebbe del 25 per cento; ma, quale che sia la verità sui risultati ottenuti, è certo che la musica ha effetti psicologicamente rilevanti, ove si rifletta che fin dalla remota antichità molti lavori erano accompagnati da ritmi e canti. I vari esperimenti, di cui si è fin qui detto, per quanto ingegnosi, sono destinati, tuttavia, a lasciare a parere di taluno, assai probabilmente, le cose allo stesso punto di prima. L'obiettivo perseguito attraverso ,di essi consiste, infatti, nello stimolare e nel ravvivare l'interesse del lavoratore verso la sua opera; la via da imboccare, per un'adeguata soluzione del problema, è forse orientata in una direzione opposta. In luogo di eccitanti e di energetici, il rimedio risiede nel favorire il processo volto a rendere il lavoratore sempre più disimpegnato dalla sua fatica, libero da cure e da preoccupazioni per l'opera che viene svolgendo. Se nella bottega artigiana l'operaio dominava il suo lavoro dall'inizio alla fine, d'altro lato egli era intieramente <<immerso» e «calato>> nella sua attività, si esauriva in essa, e non desiderava dedicarsi ad altro. In paragone~ il macchinista o il fresatore di una fabbrica moderna, appunto perchè con i sistemi di lavorazione oggi in vigore si esige·da essi in minor misura, risultano assai più liberi dei loro compagni, ad esempio, di un secolo fa; cioè a dire riescono ad assolvere il loro compito e, insieme, mentre le ruote dei meç- [55] Biblioteca Gino Biancò

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