Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

appariranno affatto t.enui e, anzi, irrilevanti; o, per meglio dire, non saranno più possibili riferimenti tra termini di paragone assolutamente eterogenei, e, quindi, non suscettibili di confronto. Una società futura, all'insegna dei nuovi Robot, che considerasse il problema della disoccupazione secondo gli schemi oggi in vigore, sarebbe condannata a sicura distruzione: sottoposta ad una incontenibile pressione da parte di schiere vieppiù cospicue di disoccupati, non resisterebbe a lungo e - questa volta il , linguaggio marxistico appare appropriato - andrebbe a fracassarsi contro \ le secche delle sue stesse contraddizioni. Se vorranno venire a capo dell'impasse, i riformatori ed i sociologi dei tempi futuri dovranno forse proclamare il novissimo dovere dell'ozio, in termini altrettanto imperativi di quelli da noi oggi adoperati per una formula - il lavoro obbligatorio - che tra non molto apparirà desueta ed inadeguata. Un annuncio dei tempi che verranno è già contenuto, del resto, nel principio dell'obbligatorietà delle ferie, verso il quale si vanno sempre più decisamente orientando la legislazione e la giurisprudenza dei Paesi civili. Alla stregua di tale concezione, il lavoratore non ha il diritto oggi di rinunciare al periodo di congedo annuale pagato; e già sotto questo aspetto egli è costretto - una anticipazione del mon,do futuro - ad una inerzia forzata. La fondatezza e la validità delle aspirazioni del .mondo moderno, per quanto attiene al riposo e al tempo libero, sono state, del resto, riaffermate dalla Organizzazione delle Nazioni Unite: nello Statuto dell'O.N.U. è detto esplicitamente che ogni persona ha diritto al riposo ed agli svaghi, e, specialmente, ad una ragionevole limitazione della durata del lavoro e ai congedi periodici(« Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi>>, articolo 36 della Costituzione della Repubblica italiana). L'opportunità di una congrua riduzione dell'orario lavorativo otteneva conferma anche dagli studi condotti in tema di organizzazione del lavoro. Da questa parte si insisteva, infatti, sulla necessità di pause sempre più ampie, agli affetti di un maggior re~dimento, e allo scopo di restaurare le forze dei lavoratori in declino dopo un certo numero di ore lavorative. Le indagini condotte soprattutto in America confermavano, ad esempio, che la fatica affatto lieve ed impercettibile all'inizio della settimana, [37] Biblioteca Gino Bianco

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