Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

del vuoto teorizzare e della sopravalutazione e concentrazione indebita sugli espedienti tecnici usati nel lavoro sul terreno >> (9). E per l'Italia affermazioni non meno acute e giustificate ha avanzato il Treves (10), prospettando l'esigenza di una stretta correlazione tra quelle che ~gli chiama e< sociologia empirica >> e « filosofia sociale >>. In tal modo il boom della ricerca sociale in Europa si traduceva, secondo la brillante formula di Adorno (11), nel cc bisogno di iperamericanizzare gli americani », di accentuare nella tradizione e nella prassi sociologica americana quegli elementi empirici (12), che rappresentavano per gli europei una novità culturale e nello stesso tempo, un ultimo, benchè quasi inconsapevole distacco dalle vecchie mitologie positivistiche. Intanto, però, gli americani stessi si erano venuti, in una certa misura, <e europeizzando>>, erano mossi cioè anch'essi, sebbene con estrema cautela e in un senso (come vedremo) affatto particolare, verso una « riflessione critico-filosofica della sociologia >>(13). Nel riportare le parole, da noi già citate, di K. Mannheim sull' « ascetismo metodologico >>della sociologia americana, Bernard Barber ha potuto anche affermare, in relazione allo stato attuale di quest'ultima, che l'opinione di Mannheim non può più essere accettata e che gli ultimi due decenni sono stati un'epoca di fioritura della teoria sociologica in America. Una tale affermazione è incontestabile . e impone di fissare subito le direzioni verso le quali la riflessione americana si è indirizzata. In effetti, possiamo parlare di almeno due direzioni principali (14). Una prima direzione è quella rappresentata da Talcott Parsons, ed essa è tendenzialmente orientata verso una visione storicotipologica dei fatti sociali, legandosi direttamente da un lato a correnti tradizionali, come la .filosofia sociologica di M. Weber, dall'altra alle ricerche più avanzate di psicologia sociale. La seconda direzione è quella rappresentata principalmente da R. K. Merton, assai più complessa della (9) Ivi, pg. 426. (10) BCM 540, pg. 208-11. · (11) lvi, pg. 254. (12) I vi, pg. 326. . (13) Ivi, pg. 254 e pg. 321 sgg. (14) Cfr .. BCM 540, pg. 322 sgg. e ~CM 541, pg. 408-9. Molto importanti, come formulazione e specificazione delle teorie mertoniane, sono poi, per intero, i saggi di P. Lazarsfeld e di J. Stoetzel in BCM 541. [25J Biblioteca Gino Bianco

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