Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

ostile e freddo dell'IRI di fronte al problema dello sviluppo del Mezzogiorno )) che l'on. Barbi ha vigorosamente denunziato. Sul piano qualitativo, poi, 20 miliardi sono veramente pochissimi quando si pensa che soltanto l'iniziativa pubblica può intervenire a promuovere lo sviluppo nel Mezzogiorno delle industrie di base, anche esse, non meno delle strade e dei telefoni, infrastrutture indispensabili per consentire all'iniziativa privata di fiorire nei settori che sono ad essa più congeniali e più convenienti. Ed è da questo punto di vista quanto mai significativo il fatto che, recentemente, a Napoli, il presidente della Confindustria abbia dichiarato che nell'ultimo quadriennio i privati hanno investito nelle regioni meridionali soltanto 600 miliardi dei 3.500 che rappresentano l'ammontare de loro investimenti complessivi, in tutte le regioni italiane: malgrado gli incentivi e le facilitazioni, commenta l'on. Barbi, si tratta di molto meno del 20%; e comunque di una percentuale assai inferiore a quel 40% che la legge del '57 impone all'IRI e all'ENI. Ma non meno significativo è il fatto che oggi, mentre le centrali della Confindustria seguono la linea tradizionale di opposizione all'intervento dell'iniziativa pubblica nell'industrializzazione del Mezzogiorno, anche l'Unione degli industriali della provincia di Napoli, e per essa il suo presidente, ing. Costantino Cutolo, ha preso risolutamente posizione, come già a suo tempo l'ing. La Cavera per la Sicindustria, a favore di quell'intervento: lamentando in particolare che non fosse stato osservato l'impegno di localizzare nell'Italia meridionale il 40% di tutti gli investimenti delle aziende a partecipazione statale; del che ci rallegriamo con l'ing. Cutolo, che, a giudicare da quanto si è detto, sembrerebbe voler finalmente pilotare gli industriali campani fuori dalle acque stagnanti di quel conformismo cui essi si sono sempre ispirati nei rapporti con le centrali della Confindustria e con gli interessi che nell'ambito di quest'ultima predominano. Oggi si può e si deve dire dunque che, relativamente agli ultimi mesi, il bilancio della politica meridionalista presenta pochissime voci attive e molte voci passive, una più grave dell'altra. Oggi si può e si deve dirè che, nel campo della riforma agraria come in quello dell'industrializzazione, se guardiamo all'IRI e se guardiamo agli istituti di credito, nel- - l'ambito dell'amministrazione ordinaria e nell'ambito di quella straordinaria, quando ci poniamo il problema delle opere pubbliche e quando ci [14J Biblioteca. Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==