Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

' CRONACALIBRARIA « Il nuovo corso » di Mario Pomilio. Sin dal primo romanzo, « L'uccello nella cupola » (Bompiani ed.), Mario Pomilio, il cui nome era già apparso su Lettere d'oggi di Vicari e Macchia, si rivelava scrittore maturo. Il libro che era impostato sul caso di coscienza di un confessore, Don Giacomo, il quale, abituato ad ascoltare noiosi « peccati d'abitudine » riceveva un giorno la confessione di un'assassina, Marta, responsabile dell'agonia del suo ex-amante. Pur comprendendo umanamente la donna, egli, con quella severa intransigenza che caratterizza coloro che adempiono la propria missione con coscienza astratta, si mostrava irremovibile nel condannarne il peccato. Come il cadavere di Don Rodrigo in Manzoni aveva fornito a Padre Cristoforo l'occasione per porre Renzo di fronte a un bivio morale ( « Può essere castigo, può essere misericordia »), cosi la colpa di Marta offriva a Don Giacomo lo spunto per affermare la propria intransigenza in mat~ria di fede: « Una prova ... Forse Dio esige da voi un sacrificio». Il suicidio di Marta poneva a sua volta Don Giacomo di fronte alle proprie responsabilità, avendo egli pensato « al male come ad una sostanza che va annientata, quand'esso è il contrario, è un'assenza, l'assenza d'amore che va riempita d'amore'. A tale conclusione egli giungeva dopo tormentati colloqui con un altro sacerdote, Don Paolo, più esperto di vita pratica e perciò meno astrattamente intransigente. « L'uccello nella cupola» rivelava uno scrittore profondo e maturo il quale, se nei colloqui fra Don Giacomo e Don Paolo sapeva fondere l'inquietudine di Sant'Agostino con il razionalismo di Sant'Anselmo e l'esistenzialismo di Kierkegaard, era anche narrativamente capace di sondare l'essenza dei suoi personaggi, e di mettere in evidenza nell'anima umana quei « gorghi profondi e insondabili come spazi fra stelle, dove vanno ad annidarsi, simili a fantasmi senza colore, quelle nebbie informi eppure tenaci che la luce della contrizione non è riuscita a dissipare, ma pronte sempre a raddensarsi in nembi tempestosi non appena un sussulto della coscienza riesce a sommuoverle ». Se la problematica interiore dei personaggi e il periodare disteso, e insieme ampio e analitico facevano pensare al Manzoni, la tesi del libro era molto vicina alla convinzione del protagonista del « Diario di un parroco di campagna» di Bernanos: « Chi giudica il peccato non fa che una cosa con lui, lo sposa». « Il Testimone», uscito nel 1956 presso l'Editore Massimo, era ancora un romanzo impegnato su un caso di responsabilità morale. La vicenda, che si svolgeva a Parigi, era ispirata a un fatto di cronaca·: in seguito a un furto in un caffè, effettuato da un ricercato dalla polizia, veniva arrestata l'innocente ex-amante di lui, Jeanne. E poichè la donna si rifiutava di parlare per non danneggiare il padre del suo Petit, di tre mesi, il commissario Duçlair la maltrattava e le impediva di [123] iblioteca Gino Bianco \

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