Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

rami assai interessanti della vita di fab- · , brica, della condizione operaia, dell'industrializzazione e della disoccupazione in Italia meridionale, è anche vero che spesso - proprio quando vorremmo che egli ci illustrasse, e magari ci aiutasse ad analizzare, il panorama di cui ci ha dischiuso la vista - egli, quasi fosse pago di aver assolto a un suo compito esclusivamente · letterario, ci abbandona soli, e privi della sua esperienza, con l'esigenza di approfondire problemi che proprio la sua esperienza di intelligente e responsabile dirigente industriale - non di letterato - ha avuto il non trascurabile merito di sollevare. Ci sia consentito perciò di mettere in guardia Ottieri dal pericolo di diventare una specie di Scotellaro del Nord, un poeta del mondo operaio, che sarebbe quanto dire forse il mancato studioso del mondo operaio. Perchè è proprio questo - ulteriori e più approfonditi studi sul mondo operaio - quel che noi vorremmo da chi ha dato la misura delle sue possibiiità con un libro come Donnarumma all'assalto. Di questo libro, intanto, è da parte nostra doveroso e opportuno rilevare anche un altro aspetto, preziosissimo: in primo luogo, esso sta ad indicare ai dirigenti industriali quale dovrebbe essere il loro comportamento verso il proletariato occupato e verso il sottoproletariato disoccupato (in questo senso l'incontro di Ottieri con il suo ex compagno di scuola, dirigente di un'altra fabbrica del Napoletano e ossessionato dalla preoccupazione di discriminare nelle assunzioni i «rossi>, è veramente indicativo ed è un pezzo da antologia per un ideale corso di etica della dirigenza industriale); in secondo luogo sta ad indicare ai dirigenti industriali che scendono al Sud quale dovrebbe essere il loro atteggiamento nei confronti dell'indusrializzazione in particolare e della questione meridionale in generale {giustamente infatti è stato rilevato - da Montanelli - che una certa « capacità di vedere le cose con spietata chiarezza, ma per spiegarle, non per condannarle, è l'unico approach a un problema umano così complesso, come quello del Mezzogiorno; e Ottieri ce ne fornisce un saggio in cui le qualità letterarie, sebbene notevoli, sono quelle che meno contano »). Certo a noi sarebbe piaciuto un bel capitolo di «conclusioni» dell'inchiesta; ma forse lo schema di inchiesta-romanzo non ha consentito questa « semplicistica» soluzione. E pertanto si dovrebbero trarre ora dal libro proprio quelle « conclusioni » nei confronti delle quali l'autore sembra aver preferito rilasciare un mandato alla intelligenza dei lettori. Va anzitutto rilevato allora che la « Olivetti » ha reclutato, nel paese di Donnarumma e di Accet· tura, eccellenti maestranze; che essa ha consentito a tutto l'ambiente circostante, anche alla « mano d'opera senza opera» e « alla popolazione industriale senza industrie», di fare un primo e non insignificante passo avanti, fuori da una immobilità che risale forse all'età classica e in di-- rezione del confine che separa tuttora la fascia napoletana della Campania dalla civiltà industriale moderna; che ciò è stato possibile non soltanto perchè la << Olivetti » è una fabbrica moderna, ma anche perchè essa intrattiene rapporti, con l'ambiente circostante in generale e con le maestranze in particolare, che sono avviati secondo metodi assai più liberali (altri preferirà dire: socialp di quelli di cui si avvalgono altri stabilimenti; che comunque la fabbrica non basta e la scuola non basta, ma occorrono molte fabbriche e molte scuole; che le difficoltà dell'industrializzazione sono comunque immense e che non ci si deve scoraggiare quando ci si imbatte in esse. Potremmo quindi continuare a lungo, enumerando difficoltà, appunto, e possibilità di rimuoverle; ma ti basterà dire che Donnarumma ali'assalto ha confermato la importanza che può avere, in una zona come quella dei Campi Flegrei, un trauma del genere di quello provocato dalla istallazione di uno stabilimento tipo Olivetti: vi saranno magari delle vittime, ma il trauma risveglierà energie inutilizzate da secoli, provocherà effetti liberali in tutte le direzioni, Iiqui- .[121] iblioteca Gino Bianco

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