Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

fettamente ragione quando sottolinea la considerazione che la industrializzazione del Mezzogiorno ha soprattutto bisogno di molti uomini come Ottieri, non tanto in quanto psicotecnici,ingegneri delle anime, ma in quanto « miscuglio di rigore scientifico, d'intuizione umana e di zeio . . . missionario ». A questo punto, _però, sorge il problema che, in un'altra recensione di Donnarumma all'assalto, ha sollevato Paolo Milano (L'Espresso del 2 agosto): « negli scritti di Ottieri, il sociologo e il romanziere tendono a rubarsi il mestiere, fino a questo suo Donnarumma all'assalto, in cui l'autore si è provato a qu~drare il circolo ». Sembrerebbe anzi che il libro di Ottieri sulle assunzioni della Olivetti a Pozzuoli (e insistiamo deliberatamente a parlare di Pozzuoli, e non della simbolica << Santa Maria » cui si ricorre nella inchiesta-romanzo per designare appunto Pozzuoli) lasci insopdisfatti perchè << si finisce, di contrabbando, per mettere in primo piano, al posto delle obiettive esperienze del diarista, i personali dilemmi politici dell'autore, combattuto fra la simpatia per l'una o per l'altra classe, e d'altronde inabile a fornire, di questi suoi sentimenti, altra espressione che -letteraria». Il rilievo si riferisce alla seconda parte del libro; a quella parte in cui l'autore « ha tentato di darci un libro che si accostasse il più possibile a quel che egli intende per sociale». Ora noi riteniamo che il rilievo di Paolo Milano non sia privo di fondamento; tanto più che anche i giudici del Premio Viareggio hanno preso in considerazione il libro di Ottieri come opera di letteratura, come romanzo. Ma non si tratta di incapacità dell'autore a fornire di certi « dilem_mi politici » - del resto non proprio s~o1 << _personali > - una spiegazione che c~ lasci meno indifferenti di quella genericamente umanitaria o evasivamente lette1aria. Noi riteniamo anzi che Ottieri abbia fiato più che sufficiente e dottrina . ' congiunta ad esperienza, per discutere a fondo anche << la spinosa questione del Biblioteca Gino Bianco neocapitalismo »; e quella, non meno « spinosa», degli scioperi e della forza di . pressione sindacale in zona di alta disoccupazione; e altre questioni relative alla vita di fabbrica e alla condizione operaia. Ma per poter affrontare in pieno questioni siffatte egli deve liberarsi della malattia nazionale, del vizio di origine della grandissima maggioranza degli intellettuali e dei giornalisti italiani: la fissazione della letteratura, per cui tutte le altre attività << scritte » sono al di sotto, ripieghi o surrogati per letterati falliti. Ottieri deve percorrere insomma tutta intiera la strada che di vide il romanzo della inchiesta: il rilievo critico di Paolo Milano si fonda infatti proprio sulla consider~zione che Donnamura all'assalto è rimasto a metà strada « tra l'inchiesta e il romanzo >>. E in questo senso noi siamo d'accordo con Arnaldo Bocelli ( Ottieri e il romanzo, nel « Mondo » del 6 ottobre 1959): a metà strada non si può stare. Ma noi invitiamo Ottieri a muoversi proprio nella direzione opposta a quella che gli indica Bocelli. Si deve dire anche!' però, che Donnarumma all'assalto segna, nell'opera complessiva di Ottiero Ottieri, un altro passo proprio in direzione dell'inchiesta, un ulteriore avvicinamento alla sociologia: ed è questo il suo pregio dal nostro punto di vista, dal punto di vista, cioè, di chi come noi sente che si scrivono moltissimi romanzi e si conducono pochissime inchieste degne di attenzione e ricche di suggestioni; e dal punto di vista di chi, pur rispettando i romanzi e amando la letteratura, lamenta i troppi sconfinamenti della seconda e le frequenti degenerazioni dei primi, esempio tipico delle quali sono proprio i romanzi .cosiddetti « sociali ». Se dunque il libro di Ottiero Ottierj fosse un romanzo più o meno ~ sociale ~, non staremmo qui a discuterne. Se ne discutiamo in questa sede, e con particolare impegno, ciò dipende proprio dal suo carattere d' <<inchiesta» autentica, anche se ancora viziata da tentazioni e schemi letterari. E d'altra parte, se è vero che Ottieri apre molte finestre su alcuni pana• I

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