Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

0TTIERO 0TTIERI: Donnarumma all' assalto, Milano, Bompiani, 1959. Specialmente da parte degli ideologi dì sinistra e degli intellettuali che si proclamano d'avanguardia - ma anche da parte degli scrittori di cose politiche che, come il Missiroli, sono rimasti fermi a Sorel e a Labriola, o che comunque primeggiano nel campo del conformismo e nello zelo delle prestazioni servili verso i potenti della politica e dell'economia - quando in Italia si parla di classe operaia, se ne parla come se essa fosse sempre quella di Torino, degli anni di Gramsci o di Gobetti; e non si tiene conto affatto né dei decenni che sono trascorsi, nè delle molte realtà di cui si compone il nostro paese, nè dei progressi più o meno tecnici che sono intervenuti a modificare profondamente la vita di fabbrica e la condizione operaia. C'è una arretratezza della nostra cultura sociologica, si dirà; ma c'è anche una mancanza di senso storico, o, più semplicemente, una scarsa attitudine all'osservazione da parte dei quadri che dirigono i nostri partiti e scrivono i nostri giornali. Scarsa attitudine all'osservazione, e scarsa sensibilità politica, anche: perchè è un fatto che i problemi della vita di fabbrica e delia condizione operaia sono oggi molto più importanti e molto più complessi di quanto comunemente si creda, a destra e a sinistra; e si pongono, peraltro, t11~ti secondo termini assai diversi, più djff !~?~J~tj ~ .Piµ gjtfj~j~i, g.çj termi- ~ RECENSIONI ni semplicistici che caratterizzavano la lotta di classe nelle fabbriche della Torino di Gramsci e di Gobetti o che suggerivano la teoria dello sciopero generale al Sorel che ha impressionato definitivamente la cultura politica dei Missiroli e dei Gentile. Se in Italia, dunque, questi problemi della classe operaia e dell'ìndustria moderna dovessero essere interpretati sempre e soltanto mediante i lumi che da un lato fornisce la cultura politica del Corriere della Sera e da un altro lato sono accesi dal!' oratoria socialista, tradizionale o di . . . ' nuovo stampo, pert1n1ana, c1oe, o morandiana, se ne ricaverebbe soltanto un.a immagine oleografica e quanto mai anacronistica rispetto alla realtà operaia e industriale dei nostri giorni. Dobbiamo considerare quindi in modo assai positivo il fatto che finalmente con1inci a circolare fra gli intellettuali italiani, e fra gli osservatori più intelligenti delle realtà che compongono oggi il nostro paese, una visione molto più intelligente e problematica della questione operaia moderna; e soprattutto una consapevolezza nuova dei termini che oseremmo chiamare postmarxisti di certi problemi politici e sociali. Fra coloro che per primi in Italia hanno recentemente richiamato l'attenzione del pubblico colto intorno ai nuovi rapporti che corrono fra quella che è stata chiamata la seconda rivoluzione industriale e la condizione operaia, dentro e fuori della fabbrica, i nomi di Fabrizio Onofri e di Ottiero Ottieri sono indubbiamente [ll8J Biblioteca Gino Bianco

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