espansione cumulativo che abbiamo ricordato precedentemente, e il cui fat- . tore propulsivo è costituito - come si è visto - dall'esaltazione del potenziale umano ai differenti livelli di responsabilità. In caso contrario, in difetto cioè di specifiche sollecitazioni nel senso da noi indicato, si determinerebbe una situazione di ristagno, una lenta degradazione dell'ambiente socio-economico, che favorirebbe una se1npre più accentuata erosione delle capacità concorrenziali da parte delle imprese delle regioni più progredite: si aprirebbe così quella spirale depressiva cui abbiamo più sopra accennato. In simile prospettiva, una politica di armonizzazione delle condizioni di ' lavoro acquista un significato e un rilievo particolari: fattore di equilibrato sviluppo fra varie regioni o vari paèsi integrati essa costituisce un presupposto essenziale per un armonico, duraturo progresso di tutta la collettività. 5. Una politica di armonizzazione A conclusione dell'esame sul rapporto funzionale esistente fra una poli- . tica di armonizzazione delle condizioni di lavoro e una politica di generale equilibrato sviluppo economico, sarà infine opportuno mettere in luce le principali componenti di tale azione di armonizzazione. Come è già stato accennato, il termine « condizioni di lavoro» dev'essere inteso nella sua accezione più lata, comprendente l'insieme degli elementi costitutivi del rapporto di lavoro, non soltanto quindi i salari, le prestazioni di sicurezza sociale, la durata del lavoro, ma anche gli istituti delle relazioni fra imprenditori e lavoratori fuori e dentro l'impresa, le condizioni di alloggio, i sistemi di addestramento e istruzione professionale, ecc. Simile concezione dell'espressione « condizioni di lavoro» porta di per sè a rifiutare una falsa interpretazione data da alcuni alla politica di << armonizzazione nel progresso», intepretazione secondo la quale una tal~ politica dovrebbe condurre ad una parificazione totale, definitiva delle condizioni di vita e di lavoro, parificazione che non potrebbe verificarsi che nella ipotesi assurda di una cristallizzazione della vita economica e sociale. Al contrario, la politica di armonizzazione è valida solo in una prospettiva di economia dinamica autogeneratrice di squilibri tra regioni e regioni, fra settori e settori, cl1equella politica tende costantemente a ridurre, a eliminare, facendo leva sul fattore strategico dello sviluppo - il potenziale umano - in modo che a tutti i gruppi siano assicurate uguali possibilità-di collaborare ad uh generale progresso; essa costituisce quindi una modalità costante, permanente di una politica di sviluppo generale, che implica pertanto l'esistenza di situazioni differenziate, di poli di attività economiche aventi velocità difformi, fra cui deve stabilirsi una correlazione dinamica generante accelerazioni differenti. [113] Biblioteca Gino Bianco
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