ùn aumento « artificiale » del costo del 1avoro distoglierà nuove imprese dall'installarsi nelle regioni interessate da tale aumento; secondo - e ancor più rilevante - l'aggravio dei costi delle imprese esistenti peggiorerà la loro posizione concorrenziale nei confronti delle imprese delle regioni più progredite, provocando licenziamenti e quindi, in definitiva, un deterioramento della situazione sociale generale, conseguente all'estendersi della disoccupazione. L'operazione si concluderebbe pertanto con un risultato esattamente inverso a quello auspicato. Alla prima di codeste obiezioni, le vicende della storia economica europea --- come abbiamo visto - forniscono una concreta, esauriente risposta: non soìo le imprese non si dimostrano, propense ad installarsi nelle regioni a bassi salari, ma anzi propendono a localizzarsi nelle zone in cui i salari sono più elevati; il fenomeno è così evidente che si giudica ormai il livello del costo del lavoro un elemento di secondario rilievo fra i motivi determinanti la scelta della localizzazione di un'impresa. Per rispo11dere alla seconda obiezione, ci troviamo, costretti a ricordare: primo, che l'ipotesi di partenza del presente studio è rappresentata dalI:esame ·dei problemi derivanti da un gTaduale processo di integrazione economica fra regioni a differente grado di sviluppo,; secondo, che, sulla base degli argomenti esaminati più sopra, sono da considerarsi fattori determinanti a favorire lo sviluppo industriale, la disponibilità di un potenziale umano efficiente e l'esistenza di un mercato abbastanza vasto anche se geograficamente concentrato. Precisato così il contesto generale della nostra argomentazione, ci sembra difficile che si possa affermare che un graduale aumento del costo del lavoro - dovuto ad un miglioramento delle condizioni di lavoro - gravi in maniera tanto sfavorevole sulle capacità concorrenziali di tutto il sistema produttivo, da provocare un'immediata rottura del suo equilibrio. È logico pensare che quell'aumento porrebbe alcune imprese (le meno efficienti naturalme11te) di fronte a crescenti difficoltà, precipitandone l'eli1ninazione; ma verrebbe d'altra parte stimolato il processo di modernizzazione delle restanti imprese (le più efficienti) e facilitato il loro ampliamento e consolidamento: lo sforzo di industrializzazone verrebbe cosi concentrato sui centri di produzione più favorevoli dal punto di vista della diffusione del progresso tecnico e dell'espansione della produzione, con conseguente netto aumento della produttività del sistema. Si determinerebbe quindi un processo più rapido - anche se più brutale - di risanamento delle strutture produttive con la creazione in queste regioni arretrate di alcuni punti nevralgici di vita economico-sociale; il reddito globale da lavoro di queste regioni si manterrebbe all'incirca allo stesso livello (dati i licenziamenti in alcune imprese e l'aumento delle retribuzioni nelle restanti), ma la sua differente distribuzione potenziarebbe questi poli di dinamica economica, momenti risolutivi per l'avvio di quel processo di [112] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==