Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

potenziare cioè quello che può considerarsi il coefficiente più dinamico dell'espansione economica. « L'uguagliamento nel progresso (delle condizioni di vita e di lavoro) deve essere essenzialmente il risultato del funzionamento del mercato comune stesso, a condizione che le regole di concorrenza, in particolare quelle che riguardano i salari, permettano ai meccanismi economici di influire in questo senso » (7). 3. Differenze salariali) squilibri regionali e capacità tecniche Le conclusioni riportate più sopra, di schietta ispirazione liberistica, possono così schematizzarsi: se ci sono delle differenze salariali fra una regione ed un'altra, l'industria sarà portata a localizzarsi là dove i salari sono più bassi e la mano d'opera più abbondante (questi due fenomeni sono ovviamente interdipendenti), traendo un vantaggio dal minor costo che ne risulta; si viene cosi a creare una maggior domanda di lavoro in questa regione e quindi i salari aumenteranno, sia pur gradualmente, sino a raggiungere il livello delle altre regioni. Il meccanismo teorico è quanto mai semplice, e sarebbe estremamente allettante dichiararsi paghi di esso, se la realtà economica europea non ci mostrasse situazioni sostanzialmente diverse, addirittura opposte a quelle ipotizzate. A cent'anni di distanza dall'unificazione italiana, unificazione fra regioni aventi inizialmente una certa differenziazione di livello ecoomico, dobbiamo constatare che le regioni più ricche sono diventate ancora più ricche, le più povere ancora più povere; invece di arrivare ad un livellamento, come si sarebbe dovuto prevedere secondo i canoni dell'economia liberista, il divario fra quelle regioni è sempre più aumentato. Ma, se il caso italiano è il più macroscopico, esistono anche negli altri paesi europei situazioni che rivelano analoghe tendenze: le imprese invece di portarsi là dove i salari sono inferiori, tendono a localizzarsi là dove il costo della mano d'opera è più elevato, in Francia a Parigi, nel Nord e in Lorena, in Germania nella Ruhr, così come in Italia nel triangolo Torino-Milano-Genova, ecc., lasciando le altre regioni in uno stato di ristagno - se non di regresso • - economico. Tali esempi ci fanno dubitare della possibilità di un'automatica armonizzazione delle situazioni economiche e del fatto che le « forze di mercato » siano di per sè sufficienti, specie in Italia, a suscitare uno sviluppo economico equilibrato fra le varie regioni. D'altro lato, la teoria che ipotizza un livellamento dei salari affatto spontaneo, indipendente da specifiche sollecitazioni, appare quanto meno arbitraria.: lo confermano le situazioni og- (7) « Rapport de la Délégation Française », op. cit., pag .. 130. [105] iblioteca Gino Bianco

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