Nord e Sud - anno VI - n. 60 - novembre 1959

a far valere nelle campagne meridionali le regole del gioco (2). Si diceva, cioè, che, spesso, ai mali derivanti dalla troppo invadente presenza della DC, si aggiungevano i mali derivanti dalla troppo precaria presenza dei partiti democratici; e che fino a un certo punto si poteva pretendere che un partito, quale esso sia, trovasse solo in se stesso il freno necessario per disciplinare gli umani impulsi verso l'abuso del potere.~E tuttavia, fino a ieri, almeno in senso relativo, bene o male, e sia pure più male che bene, questi impulsi sono stati qualche volta frenati. Oggi, invece, sembra che la riforma agraria sia stata definitivamente degradata, da impegno di governo della democrazia italiana, per la liberalizzazione anche politica delle campagne, a operazione di sottogoverno della Democrazia Cristiana, per l'impalùdamento politico delle caplpagne. Sembra, inoltre, che i dirigenti degli Enti di riforma, che erano prevalentemente fanfaniani, siano diventati negli ultimi tempi prevalentemente antifanfaniani (ed è presumibile che, se Fanfani «vincesse» dopo Firenze, tenterebbero di farlo dimenticare, e di torn~re fanfaniani); e dove questo non è avvenuto, sembra che siano stati tempestivamente ordinati trasferimenti, siano state attuate promozioni, nuove nomine, dislocazioni del personale e modificazioni dell'organico. Si potrebbe dire che, se è vero che la gran parte dei dirigenti degli Enti sono pronti a farsi domani anche mussulmani come ieri sono stati pronti a prendere la tessera democristiana, e come oggi propendono a schierarsi pro Fanfani o contro Fanfani, a seconda dei pronostici; se è vero, cioè, che essi sono sempre disponibili per . tutte le politiche, vuol dire che sono dirigenti che non valgono gran che; ma chi come noi ricorda i tempi dell'Ente Sila di Cagliati, l'ansia di rinnovamento e lo spirito da pionieri che animava allora il personale dirigente della riforma, può ben misurare le colpe di coloro che hanno spento quel1'ansia e corrotto quello spirito. Se poi dagli Enti di riforma spostiamo lo sguardo ai consorzi di bonifica, la situazione non si presenta meno grave. Anche qui la tecnica del sottogoverno opera in profondità e in estensione: si manipolano le gestioni commissariali e gli stessi perimetri dei comprensori, si creano o non si creano consorzi nuovi, si proclamano o non si proclamano esauriti con- (2) Cfr. « La riforma degradata», in Nord e Sud, n. 28, marzo 1959. Biblioteca. Gino Bianco [8]

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