Il settore carbosiderurgico è caratterizzato da una domanda ad alta elasticità, sensibile, cioè, ai cambiamenti anche minimi di congiuntura, e da una offtrta al contrario assai rigida, che richiede lungo tempo e grosse spese per poter rispondere alle aumentate esige11ze del mercato, e che viceversa deve sopportare la perdita d'ingenti capitali d'impianto inutilizzati, allorchè il diminuire della domanda costringe a contrarre la produzio11e. Di pari passo con i progressi della moderna siderurgica si è quindi sviluppata una tendenza a disciplinare il settore mediante accordi internazionali, sotto l'egida più o meno palese dei governi interessati, al fine di evitare le conseguenze letali di una concorrenza snza risparmio di colpi. Nasceva cosi nel 1926 l'Entente l11ternatio11ale de l'Acier, che sopravvisse, pur subendo varie traversie, sino alla vigilia della seconda guerra mondiale. In questo dopoguerra le funzioni dell'E.I.A. vennero in parte assolte dalla Autorità Internazionale della Ruhr, creata dai governi alleati per assicurare che la produzione di carbone, di coke e di acciaio della Ruhr venisse ripartita, sulla base di certi criteri, tra il fabbisogno tedesco e le esigenze dei paesi vincitori, specie la Francia, e che rimase in vita sino all'entrata in funzione della CECA. Quest'ultima rappresenta quindi una soluzione data, in chiave europeistica, ad una esigenza in11ata nel settore carbosiderurgico. Naturalmente la CECA fu concepita con1e qualcosa di profondamente diverso dai precedenti organismi, non solo per i poteri che le erano attribuiti, ma in quanto destinata ad essere - come si ricorderà - la prima di una serie di istituzioni parallele. Una segreta o palese speranza dei suoi fondatori era stata infatti proprio quella che il dare una disciplina sopranazionale a due fra i settori fondamentali dell'economia moderna, avrebbe avuto come logico e indispensabile corollario - se si voleva evitare che le strutture produttive dei paesi membri piombassero nel caos - la creazione di altre istituzioni sopranazionali per i trasporti, le fonti di energia, le principali materie prime ecc. In un secondo tempo si sarebbe imposta l'unificazione delle discipline monetarie, fiscali, della mano d'opera. Infine non sarebbe rimasto che tral"re le fiia dal tutto, e instaurare organi costituzionali centrali con competenza dapprima solo economica, e in seguito - sempre necessariamente - anche politica e militare. Viceversa, sviluppando in senso contrario gli stessi postulati, altri pronosticavano che la CECA non sarebbe stata in grado di sopravvivere, appunto per la mancanza di una « cornice » economica entro cui operare. Ma gli uni e gli altri sottovalutavano le possenti capacità fagocitanti e sclerotizzanti dei moderni ordinamenti giuridici, che sono in grado di cicatrizzare qµalsiasi ferita arrecata alla struttura della loro organizzazione, e di digerire qualsiasi novità, facendo tornare poi tutto nel collaudato ordine. A dispetto dei pessimisti, però, la CECA visse, e il settore da essa regolato prosperò, anche se non se11zascossoni e senza crisi. l\1a questi successi non ,[95] iblioteca Gino Bianco J
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