Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

A questo punto si possono inserire alcune C<?nsiderazioni sull'apporto di capitale estero. Per non decurtare ulteriormente i nostri consumi, già a basso livello, e tenuto conto che in sostanza una politica di sviluppo si snoda automaticamente quando ci sia una crescente domanda di beni, sarebbe certo opportuno sollecitare un maggior afflusso di quel risparmio estero che evidentemente si impiega in Italia in misura minore di qt1anto preventivato dallo Schema Vanoni. I capitali esteri sono di provenienza privata o pubblica. Per i primi vale di massima quel principio della convenienza che oggi non si identifica più tanto nello scarto fra i vari saggi di interesse, che anzi si vanno livellando, quanto nell'opportunità di inserirsi produttivamente entro aree preferenziali, in modo da evitarne la protezione tariffaria contro le prove- .nienze ester11e. L'aflllusso di nuovi investimenti nei paesi aderenti al MEC è indicativo in proposito ed il recente accordo della B.M.C. con la Innocenti per la costruzione di automobili Austin e Morris in Italia costituisce un esempio di tali operazioni. Per i11ciso, si può notare che simili forme di collaborazione possono essere stimolate dalla presenza di notevole offerta di lavoro in Italia, purchè si provveda alla istruzione tecnica di essa. l\{otivi di carattere più generale valgono per i capitali di provenienza pubblica; il loro impiego è quasi sempre subordinato ad esigenze di politica estera. L'evidente difficoltà che il nostro Governo incontra ad inserirsi con una certa efficacia nel dialogo internazionale, nonostante che l'Italia abbia dopotutto assunto impegni di un certo onere, non induce ad eccessive speranze. Ed è forse per tale motivo che il rapporto Saraceno, modificando il ton·o della primitiva impostazione Vanoni, accentua l'esigenza di una maggior raccolta di risparmio nazionale ed assegna un ruolo marginale al capitale estero. Si è sopra visto come un maggior risparmio interno sia raggiungibile soltanto in regime di austerità collettiva; è necessario aggiungere un organico coordinamento delle iniziative e degli investimenti. Qualora anche nel passato si fosse attuata simile disciplina, non si sarebbe verificato l'eccesso di impieghi nel settore dell'edilizia per abitazione, lamentato dal rapporto. Come è noto, la costruzione di una casa non concorre a sviluppare il ciclo produttivo, ma rappresenta un consumo, sia pur durevole. E così si sarebbero evitate altre idiosincrasie nella costruzione di impianti inefficienti o non corrispondenti alle esigenze di mercato, di cui è purtroppo ricca la recente storia della industrializzazione del Mezzogiorno. La mancata attuazione di codesti principi può rendere largamente ino- }>~ranti anche provvedimenti di mobilitazione del capitale pubblico per sostituire una carente iniziativa privata (investimenti dell'ENI e dell'IRI) oppure i11terventi variamente articolati per sollecitare le decisioni degli imprenditori c.ome ad esempio le leggi per la industrializzazione del ìviezzogiorno ed il recente provvedimento sulle agevolazioni creditizie alla piccola e media indu- [89] . jblioteca Gino Bianco

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