lo studio, impostato con la pretesa piuttosto singolare di un « rebus. sic stantibus> per la durata di dieci anni, è risultato largamente superato. Nel citato articolo pubblicato su Nord e Sud dello scorso giugno, ten11to conto della negativa esperienza precedente e dei nuovi elementi frattanto sviluppatisi, si formulava appunto l'augurio che la preannunciata revisione dello e Schema» non si limitasse ad una esercitazione accademica, ma enunciasse pt ecise linee programmatiche, in vista del raggiungimento del pieno impiego, della equidistribuzione dei redditi, dello sviluppo equilibrato e del risollevamcnto delle zone depresse, in particolare del Mezzogiorno·. Il rapporto Saraceno è stato pubblicato ai primi di agosto; nel fate il punto sullo « Schema » a distanza di un quadrien-nio, vi si prospetta la necessit~ della formulazione di nuove politiche in settori vitali dell'économia nazionale . . Al momento in cui queste brevi note vengono redatte, codeste « nuove politiche » 110n sono ancora conosciute. Per raggiungere il fine prefisso, si dovrebbe puntare l'obiettivo sulla maggiore formazione del risparmio e sulla programmazione degli investimenti secondo una scala prioritaria, oltre che manovrare i tradizionali incentivi ed intensificare il lavoro di allestimento delle infrastrutture esterne, senza dimenticare la valorizzazione tecnica del capitale umano. In breve, si dovrebbe pervenire ad un regime di austerità nei consun1i ed alla pianificazione degli interventi. Ma l'orientamento a destra della attuale compagine governativa non autorizza molte speranza per una più audace politica di sviluppo che, per sollevare le condizioni disagiate di molti, possa scalfire, sia pur lievemente, gli interessi dei pochi . . Nel quadriennio 1955-1958 gli investimenti complessivi si sarebbero sviluppati ad un saggio medio del 6,8%, inferiore, quindi, a quello indicato dallo Scl1ema Vanoni (11 %)· Così rsi apprende dal rapporto Saraceno. Inoltre, il flusso del risparmio è stato assorbito dall'edilizia per abitazioni in misura molto maggiore di quanto previsto dallo « Schema » stesso. Il rapporto Saraceno si sofferma poi a sottolineare l'accentuarsi di necessità produttivistiche a seguito anche di incentivi esterni, come l'entrata in vigore del MEC. Le aziende so110 state indotte a concentrare gli investimenti in attrezzature tecnologiche che favoriscono la competitività concorrenziale. Di qui un'aumentata richiesta di capitale per addetto che, per le industrie a rilevante fabbisogno di investimenti, supera di molto la quota di 10 milioni di lire pro-capite indicata dallo « Schema », così come si è anche potuto constatare in occasione della recente programmazione di un grosso stabilimerito siderurgico nel Sud. In altre parole, il mancato raggiungimento dei fini occupazionali dello « Schema » sembra sia da addebitarsi ad una &acca pro,luzione di risparmio, che inoltre non verrebbe impiegato secondo direttrici che assicurino in pre- , [87] iblioteca Gino Bianco
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