di costruzione e di navigazione sembrò (e fu) allora inevitabile » (GAzzo, op. cit., pp. 300-301). Cioè: appare chiaro qui, ancora una volta, come la scarsa espansione produttiva di un settore fondamentale della nostra vita economica trovasse le sue ragioni, nonostante l'ampiezza del mercato già conquistato su scala internazionale, nella scarsa accumulazione e soprattutto nella scarsa concentrazione dei capitali che si rivelò insufficiente ad attuare una trasformazione dell'attrezzatura produttiva che la mettesse in grado di reggere alla concorrenza. A colmare questa insufficienza dell'offerta dovette intervenire, con funzioni decisive, una politica statale di sovvenzioni che, attraverso il peso fiscale e le spese del protezionismo, finiva per attingere, in ultima analisi, all'agricoltura. E si può, anzi si deve aggiungere, che in tale questione si scorgono anche con chiarezza i reali rapporti fra accumulazione capitalistica ed espansione del mercato (dei beni di produzione): perchè l'industria meccanica ligure, degli Ansaldo, dei Westermann, degli Odero, rimane condannata a vivacchiare di vita mediocrissima fino a quando l'incremento e la concentrazione dei capitali nel settore delle costruzioni navali a vapore non le aprirà un più ampio mercato, offrendole cosi la via dell'espansione e dell'ulteriore afflusso degli investimenti nel suo settore. . Su questi dati, e con questi metodi, il Sereni vorrebbe accreditare la sua « versione romanzata ». dello sviluppo capitalistico italiano fino al 1887: e del resto, i discorsi che « rasentano il carattere di storia romanzata» sembrano diventati, ormai, la sua specialità! (questa espressione adopera C. Napoleoni, C~pitalismo e precapitalismo nelle campagne italiane, in Dibattito politico, III, 1957, n. 98, p. ·27, a proposito di un altro scritto del Sereni, anch'esso fondato in buona parte su un concetto del 'capitale finanziario' male inteso e peggio applicato). Egli ci informa che fino al 1,880 la sola accumulazione di cui si possa parlare è una accumulazione di capitale « fittizio > (7) (alla quale si ridurrebbero tutt'insieme mvestimenti nelle ferrovie, nei servizi pubblici, nei trasporti, ecc.: cioè gran (7) Anche la fusione di questo capitale che ora il Sereni qualifica « fittizio » era ben diversamente valutata nel già cit. Capitalismo nelle campagne: dr. ivi, pag. 81, a proposito del debito pubblico, che del capitale « fittizio » costituirebbe la parte più cospicua (Politica ed Economia, III, pp. 88~ 131): « in un paese come l'ItaJia, dove le possibilità di impieghi industriali sono ancora scarse, questa funzione del debito pubblico nell'accumulazione capitalistica ha una particolare importanza; d'altronde questo stesso accrescimento contribuisce, come abbiamo visto a proposito delle ferrovie, a creare nuove possibilità di investimenti industriali e di accumulazione capitalistica>. Ma che può importare della coerenza mentale a un pasticcione come Sereni, che della storia si occupa solo per travisarla di volta in volta in modi diversi, secondo le mutevoli esigenza della tattica? [83] BibliotecaGino Bianco
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