Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

nella conquista dei mercati esteri dei noli. Fino al 1876 questa espansi~ne procede con successo: il tonnellaggio della marina italiana si moltiplica: « ma proprio questa relativa esuberanza dell'accumulazione capitalistica nel settore della navigazione, in realtà, rispetto alla ristrettezza del mercato interno dei noli, è quella che determina, a partire dal 1876, le più gravi difficoltà per l'industria armatoriale italiana, con l'avvio ad una sua vera e propria decadenza ... », quando sopraggiunge la « prolungata crisi mondiale della marina mercantile» (Politica ed Economia, III, p. 138). Si guardi invece, aggiunge il Sereni, al diverso sviluppo del commercio francese, e in ispecie a quello del porto di Marsiglia rispetto al co-mmercio italiano e a quello del porto di Genova: il commercio francese nazionale era assai più rilevante del commercio italiano, e offrì in tal modo alla navigazione francese la « necessaria base di sicurezza e di rifugio » nel momento della crisi; « base di sicurezza e di rifugio » che il commercio nazionale italiano offriva solo in misura insufficiente e troppo ristretta, per sostenere un largo commercio di transito, determinando così la decadenza della nostra industria delle costruzioni navali e dell'armamento. Ora, la « prolungata crisi mondiale della marina mercantile» dopo il 1876 ha caratteri assai diversi da quelli immaginati dal Sereni. Allora si apre senza dubbio un periodo di riduzione dei noli marittimi, in relazione alla generale discesa dei prezzi e all'espansione della navigazione a vapore; ma tutto ciò, che sarà un fatto· determinante nella formazione del mercato mondiale, non ostacola l'incremento del commercio marittimo e delle grandi marine mercantili, che anzi in questo periodo si sviluppano poderosamente, accentuando col loro ampliamento la già accennata riduzione dei noli. In crisi, invece, la marina mercantile italiana: ma non già per le mirabolanti costruzioni del Sereni sulla ristrettezza del « porto di rifugio », della « base di lancio» ecc.; bensì per il semplice fatto tecnico che, mentre le altre marine erano già per gran parte a vapore, essa restava una marina in grandissima prevalenza a vela; e proprio questo, già nella fase di espansione, poneva « le premesse di una grave crisi futura »: Navi a vela (tonn.) Navi a vapore (tonn.) 1862 644.000 10.228 1866 741.000 22.445 1870 980.000 32.100 1875 1.020.000 57.000 1880 922.000 77.000 Come mai il Sereni ha tralasciato di tener conto di questo fatto deci .. sivo (per i dati e l'interpretazione cfr. GAzzo, « I Cento anni dell'Ansaldo 1853-1953 », Genova, 1953, pp. 254-55) per la spiegazione del fenomeno che egli cerca invece di interpretare attraverso. una via così tortuosa? Tanto più che la interpretazione stessa appare in sè insostenibile e contraddittoria. In effetti il Sereni, che per Genova lamenta la mancanza, fino al 1881 (ma [79] Biblioteca Gino Bianco

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