fino al 1887, il Sereni dovrebbe sapere che in queste materie « è assurdo dedurre che " se l'aumento rallenta " il mercato interno si contrae » cfr. LENIN., « Lo sviluppo del capitalismo in Russia», tri. it. Roma, 1956, pp. 521-522). Ma a mostrare la irrilevanza di tutta la argomentazione basta un raffronto con la Francia, cioè con il paese della democrazia rurale, classico teatro della « rivoluzione contadina », le cui vicende mostrano tuttavia, per questo rispetto, un impressionante parallelismo con quelle italiane, nonostante il grado assai più avanzato da esso raggiunto sulla via dello sviluppo, capitalistico. La mancanza di dettagliate elaborazioni sufficientemente attendibili sullo sviluppo del reddito nazionale francese (cfr. Jncome and Wealth., serie III, Baltimore, 1953) non consente di procedere a raffronti per singoli anni, che d'altronde in questa materia sono largamente arbitrari e assai meno sicuri di quelli riferiti a periodi di qualche ampiezza. Un raffronto su basi decennali ci permetterà tuttavia di scorgere che nel 1857-66 la percentuale del commercio speciale francese sul reddito nazionale è del 31 % (per i dati cfr. SEE, « Franzosische Wirtschafts-geschichte », trad. ted., Berlin, 1936, vol. II, p. 540 nota 2), per poi balzare, nel decennio successivo, al 39%; ma dopo questo periodo essa rimane stazionaria, crollando, nel decennio, 1886-95, dal 39 ad appena il 31 %, con 11na diminuzione, persino, del valore assoluto rispetto al decennio precedente (da 7897 milioni di franchi in media, a 7539 milioni). Nel 1900, su un reddito nazionale calcolato a 28.700 milioni di franchi, il commercio speciale francese, per un valore di 8807 milioni, giungeva solo, al 30,7% del reddito nazionale, cioè a un livello appena uguale a quello del decennio 1857-66, ma di ben 8 punti inferiore al periodo 1877-85. E' chiaro dunque, ed è noto del resto, che anche la Francia attraversa in questo periodo una fase di rallentato sviluppo della sua economia: ma appunto il parallelismo delle vicende dei due paesi mostra che la diminuita percentuale del commercio speciale sul reddito nazionale, di cui fa tanto caso il Sereni, non può essere attribuita alle particolari caratteristiche strutturali dell'economia italiana, ma a vicende comuni ai due paesi, e in primo luogo all'andamento dei loro rapporti col mercato mondiale in questo periodo, che nella storia economica è rimasto caratterizzato come quello della « Grande depressione ». Oltre che con questa presunta argomentazione di carattere generale, il Sere11i'Cerca di documentare la sua tesi scegliendo come esempio il settore della marina mercantile: con un procedimento che merita davvero di essere additato a modello di metodo storico e di correttezza scientifica! Egli argomenta, in sintesi, come segue: nel settore della navigazione mercantile non v'è certo deficienza di capitali, perchè fino al 1876 il ritmo delle costruzioni navali è assai rapido, più di quanto non lo sia l'incremento del commercio marittimo nazionale: perciò, per questa ristrettezza del mercato interno, la . marina mercantile italiana è costretta a c~rcare le sue vie di espansione [78] Biblioteca Gino Bianco
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