feudali») ai contadini, che sarebbero perciò ascesi alla condizione di piccoli proprietari da quella di piccoli fittuari, mezzadri, braccianti; 2) che prospettava questa azione rivoluzionaria anche per la valle padana, dove le strutture agrarie più progredite avevan creato un numeroso bracciantato: concludendo che la « psicologia >> di questi braccianti è in generale analoga a quella del colono e del piccolo proprietario. Il che significa evidentemente, in relazione al problema della rivoluzione agraria, che questi braccianti potevano essere associati al movimento facendo leva sul medesimo tema fondamentale che doveva ispirare l'atteggiamento verso i coloni e i piccoli proprietari,. cioè aprendo lo-ro la prospettiva della conquista della terra. Con una considerazione assai esagerata in senso negativo del grado di sviluppo già raggiunto dalle strutture produttive nella valle padana, il Gramsci proponeva, dunque, una alternativa di rivoluzione contadina anche per quelle zone, dove invece il Sereni ammette che la « rivoluzione agronomica» aveva già creato le condizioni dello sviluppo e dell'accumulazione capitalistica. Ma la giustificazione profonda di questa estensione stava, per il Gramsci, nella. logica interna di tutta la sua tesi sulla rivoluzione agraria mancata come tesi « revisio-nista » del Risorgimento. Se di rivoluzione contadina si parla, infatti, non come elemento di un astratto schema privo di interesse sto,rico, ma, come appunto fa Gramsci, in quanto «oggettiva» possibilità rivoluzionaria che il partito d'azione avrebbe potuto realizzare,. è chiaro che essa va inserita nel contesto generale della politica del partito d'azione, e quindi nel quadro della sua battaglia «nazionale» contro i vecchi regimi e contro i moderati cavourriani, che non poteva ovviamente limitarsi a una parte del paese, ma doveva estendersi su un fronte quanto più ampio• possibile, e cercare di colpire i moderati proprio, in quelle zone I padane dove essi avevano il centro più solido della loro politica nazionale. Mutilando perciò la tesi di Gramsci del riferimento alle zone padane, come fa il Sereni, non solo, essa viene eliminata per ciò che riguarda la storia delle regioni propulsive del processo unitario-, ma viene addirittura ridotta all'assurdo co,me tesi generale sul Risorgimento. 3. Dagli ostacoli strutturali dipendenti dalla mancata rivoluzione contadina deriverebbe, per il Sereni, una progressiva riduzione del ritmo di espansione del mercato interno già nel decennio 1870-80, sì che intorno a quella data si verificherebbe nell'economia italiana una « espansione produttiva che no-n trova il necessario riscontro in un'analoga espansione del mercato» ( « Politica ed Economia », III, p. 132). E' questa, si badi, una affermazio,ne centrale per tutto il saggio del Sereni, chè la « ristrettezza » del mercato ha una parte decisiva in tutta la ricostruzione che egli crede di dare delle origini del protezionismo, e dell' « im.perialismo » crispino. Ora, a mostrare l'inconsistenza di tali proposizioni basterebbe ricordare che questo mercato interno, che non avrebbe· offerto sufficienti possibilità di [76] Biblioteca Gino Bianco
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