fatti che in una elaborazione statistica che abbraccia l'intero complesso dell'economia nazionale siano compresi anche aggregati rappresentativi di tutti i settori, capitalistici e pre-capitalistici, dell'economia del paese (basta pensare ad es. alla stessa serie del reddito nazionale). Ma l'uso di questi dati può esser più o meno legittimo a seconda dei fini che attraverso di esso l'analisi storica od economica si propone di raggiungere (I). Così per es. non è lecito argomentare, come fa il Sereni (e come io non ho fattol) intorno al ritmo di espansione del mercato nazionale sulla base dei soli aggregati complessivi dei consumi e degli investimenti fissi, senza l'ausilio di altri indici in tal senso assai significativi, come l'incremento dei redditi del commercio, dei trasporti terrestri, delle comunicazioni, della circolazione monetaria ecc.; e appunto per questo le deduzioni che il Sereni trae da siffatte argomentazioni si rivelano interamente errate. Osservando, infatti, che una parte (imprecisata) dei beni consumati non passava per il mercato, il Sereni crede di poter concludere che il ritmo di espansione del mercato capitalistico è ancora più lento dell'accrescimento di questi aggregati (consumi da 48.381 milioni - a prezzi 1938 - nel 1861 a 53.997 nel 1881; investimenti fissi da 3.017 milioni nel 1861 a 3.118 nel 1881), e che anzi « si deve probabilmente parlare di una sua contrazione» (Politica ed Economia, III, p. 135): quando è vero precisamente il contrario. Basta infatti guardare agli indici sopra ricordati per scorgere come l'espansione del settore mercantile dell'economia proceda a un ritmo assai più rapido, conquistando uno spazio sempre maggiore nell'ambito dei cons~mi e degli investimenti complessivi: fra il 1861 e il 1881 il prodotto netto del commercio passa (in lire correnti) da 881 milioni a 1.535, quello dei trasporti terrestri da 45 a 175 milioni, quello delle comunicazioni da 9 milioni a 35 ecc. Naturalmente, il mercato che cosi viene formandosi non è tutto a disposizione della produzione capitalistica nazionale, data la presenza di forti importazioni dall'estero, specie di beni di produzione (e, bisogna aggiungere, di una ancora estesa produzione artigianale): ma per un altro verso le importazioni di ferro, ghisa, carbone, cotone greggio ecc., il cui incremento è da attribuire essenzialmente all'attività di im- . prese capitalistiche, documentano proprio una espansione produttiva di tale settore, e quindi del mercato a cui la produzione è destinata. I dati sui consumi, il risparmio, gli investimenti, si prestano invece assai (1) E' superfluo ricordare che l'applicazione della teoria dello sviluppo e dei dati di cui essa si serve allo studio della Rivoluzione industriale è oggi uno dei temi al1'ordi~e del giorno della moderna ricerca storico-economica (cfr. le indicazioni in : W. R. CoRWIN, « Working-Class Politics and Economie Development in Western Europe », in American Historical Review, LXIII (1958), pag. 339, nota 2 e passim; e in S. PoLLARD, «Investment, Consumption and the Industrial Revolution », in The Economie History Review, XI (1958), pag. 215 segg.). (71] iblioteca Gino Bianco
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