Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

i')truzione, cioè di un servizio pubblico e civile per eccellenza, almeno a un livello superiore rispetto a quello delle ferrov~e, tanto per portare l' esemplificazione i11 un campo dove non è ormai possibile trovare più sostenitori dell'iniziativa privata. Del resto, la scoperta del carattere pubblico dell'istru• zione risale almeno, se la memoria non ci inganna, alla Pdlitica di Aristotele e cioè a colui che pur mostrava, in opposizione al suo grande maestro, il massimo rispetto per l'autonomia e l'individualità. della famiglia. Nei dibattiti sulla scuola, la cui sovrabbondanza attuale ci indurrebbe, come vuole un giuoco di moda, a definirli ormai irrimediabilmente « fuori », mi pare che non si dimentichi nulla all'infuori di questo principio fondamentale, che è poi strettamente congiunto con l'altro, dei limiti di ciò che a scuola si deve insegnare, beninteso non in senso assoluto ma relativo al momento storico e alle necessità più urgenti a cui il Paese deve far fronte. Non pare, invece, che il partito di maggioranza sia persuaso, nemmeno in parte, della verità di questi principii. Ampiamente felicitato dalla sua parte, il deputato democristiano D'Ambrosio ha potuso dichiarare alla Ca111era,nella seduta del 16 giugno scorso: « La scuola statale non potrà maj progredire perché essa non è mai interamente libera: è perciò auspicabile favorire le scuole libere (alle quali lo Stato dovrebbe assicurare idonei contributi nell"interesse proprio della cultura) e soprattutto le scuole religiose, di gran lunga migliori e più efficienti di quelle statali. Solo nella Chiesa il cittadino può sentirsi veramente libero, e solo in qt1esta libertà è possibile u11a politica scolastica che esalti i valori dell'uomo e della collettività ». · A questo ragionamento si potrebbe contrapporre una sola obbiezione: perchè l'on. D'Ambrosio, se è vero ciò che egli stesso tanto caldamente afferma, no11 ha concluso il suo discorso col chiedere senz'altro l'abolizione delle Scuole statali e dello stesso Ministero della P.I.? La verità è che su questo punto le intenzioni del partito di maggioranza sono chiarissime e appena dissimulate da grossolani sofismi, come quello, freque11temente ripetuto da suoi rappresentanti, come l'on. Franceschini alla Camera nella tornata del 17 giugno u.s., e dallo stesso relatore di maggioranza del Bilancio preventivo del Ministero della P.I., che se si ammette l'intervento dello Stato nell'economia a fortiori Io si debba ammettere nel campo scolastico privato. Il carattere sofistico dell'argomentazione consiste in questo, che l'intervento statale viene sollecitato in senso unico, come sussidio a fondo perduto ma non come limite e controllo della scuola privata, alla quale non è possibile riconoscere gli stessi diritti di quella statale se non adempie gli stessi doveri. E invece nel partito di maggioranza v'è chi, sia pure ambiguamente, non sì per~ta, contro un preciso disposto della Costituzione, di chiedere l'aboli-- zione delresame di Stato (« Lo Statalismo, ha detto pure l'on. D'Ambrosia, presenta il grave inconveniente dell'esame· di Stato»). Riassumendo: punto fondamentale della politica democristiana nel campo [61]. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==