Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

Quel che si dimentica nei dibattiti sulla Scuola Da qualche anno l'interesse per la Scuola va straripando. Dal chiuso delle riviste specializzate o dall'isolamento di qualche parlamentare uso a trattare lo scottante argomento davanti ad aule quasi vuote, il dibattito si è improvvisamente allargato oltre il ìimite delle ipotesi anche più ottimistiche e ha invaso ormai i giornali, suggerendo anzi a questi ultimi perfino delle lunghe, pur se discutibili campagne, come quella condotta a suo tempo da un quotidiano romano di destra contro l'eccessiva severità dei commissari agli esami di Stato. Per la verità il dibattito in pratica finisce col serbare un tipico carattere stagionale, se è vero, come è vero, che la maggior copia di contributi da parte della grande stampa d'informazione gli vengono <ledi• cati durante o al ter1nine delle due sessioni di esami o di scrutini, quella estiva e quella autunnale. Per il resto dell'anno, silenzio quasi assoluto. Tuttavia, tra la fine del 1958 e la prima metà dell'anno in corso, anche ì governi hanno mostrato un particolare attivismo in ordine ai problemi della scuola. Dopo essersene sostanzialmente disinteressati per almeno un decennio (com'è noto, la D.C. ha concentrato la parte più cospicua delle sue carenze, per non dire malefatte, proprio nel campo dell'Istruzione) i democristiani, per bocca di colui che fino a pochi mesi fa è stato il loro autorevole rappresentante, e cioè l'on. Fanfani, hanno elaborato un piano decennale che, mediante un progressivo stanziamento di fondi (sulla cui reperibilità tuttavia la Commissione del Tesoro del Senato ebbe a fare le note riserve) e di provvidenze, ostentava l'ambizioso proposito di presentarsi come una specie di toccasana dei mali della sc11ola italiana e insie1ne come una sorta di colpo di spugna su un recente ma già disastroso passato di insipienza e di disinteresse, di cui l'abortita riforma Gonella del 1951 dovrebbe essere la comoda foglia di fico. In pratica il piano Fanfani, come venne osservato, non solo si rivelava discutibile per il principio stesso che ne era alla base, di aumentare gli stanziamenti con un progresso nel tempo, laddove la Scuola ha bisogno del n1assimo sforzo finanziario all'inizio e non alla fine, ma mostrava subito il suo difetto di origine, di un'assoluta ma11canza di principii politici direttivi . ..Tanto è vero che tutti i partiti politici hanno finito per accettare quel piano, con la comune riserva di trasformarlo secondo i propri principii e fini di azione politica. In compenso, l'esistenza del piano, sia pure allo stato potenziale, ha dato ai democristiani, specie in Pariamento, un'arma polemica contro quanti, a ragione, li accusano di voluto disinteresse per i problemi scolastici. Ma con gli argomenti polemici non si fa né una buona politica, né, nella fattispecie, una decente riforma della scuola, la quale presuppone, più di ogni altra riforma, un forte e serio senso dello Stato e una profonda convinzione della preminenza del pubblico sul privato quando si tratta di [60] I Biblioteca Gino Bianco

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