Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

Naturalmente, va aggiunto subito che i rapporti tra il PSI e i partiti della sinistra democratica non sono quelli che sono solo per colpa di questi ultimi. È ben vero che la socialdemocrazia non poteva non reagire vivacemente al tentativo di aggirarla sulla sinistra e ad una polemica troppo pesante che si esercitava volentieri ~ontro di essa: nei partiti, come negli individui, l'autodifesa è un istinto. È altresì vero, però, non solo che la vivacità della reazione è andata a volte oltre il segno, ma anche che v'erano state delle occasioni in cui il PSDI aveva scoperto il fianco a critiche non destituite di fondament9. Non aveva, forse, teso troppo la corda nella collaborazione ad un governo che l'involuzione del PLI caratteriz_zava sempre più esplicitamente sul centro-destra? A quel momento una maggiore audacia e una maggiore spregiudicatezza dei socialdemocratici avrebbero forse consentito un arresto di quel processo involutivo dei liberali e ristabilita una situ~- zione che andava a vantaggio di tutti. Nè serve trincerarsi dietro il cosiddetto principio della non-ingerenza nelle faccende interne di un altro partito: vi sono fatti interni di partiti che, in quanto suscettibili di provocare squilibri politici nel paese, interessano tutti, e pei quali il principio della non-ingerenza è un'ipocrisia o una balordaggine. Parimenti, vi sono state delle occasioni in cui i socialdemocratici hanno preso delle posizioni inopportune o intempestive suì problema dell'unificazione, dando l'impressione che volessero sabotarla piuttosto che agevolarla. Anche ad ammettere che essi avessero ogni volta ragione sul fondo (ma ciò non sempre è esatto), resta che la politica non consiste solo· di fatti, ma anche di parole, e dei momenti in cui certe parole si dicono: una maggiore attenzione ed un linguaggio più sorvegliato avrebbero certamente evitato equivoci dannosi o sciagurate frizioni. Finalmente - e questo è forse il punto più importante di tutti - il PSDI è parso talvolta, (e questo anche e specialmente nei suoi organi periferici), agire con un'esasperata e male intesa concezione della sua assoluta autonomia, se non addirittura con una sconcertante e francamente infondata pretesa di una sua funzione egemonica in un determinato settore dello schieramento politico, mettendo troppo frettolosamente da parte quella solidarietà, che avrebbe dovuto, invece, sentire come fondamentale, con gli altri movimenti della sinistra democratica. Non ci risulta che un tale atteggiamento abbia portato qualche giovamento ai socialdemocratici; è ~vidente, però, che esso ha nuociuto a tutta la sinistra democratica, ivi compreso al PSDI, in momenti gravi, nei quali i partiti democratici laici avrebbero dovuto presentare, per ragioni elementari, un fronte ben altrimenti compatto. Questi errori della socialdemocrazia e quelli degli altri movimenti democratici di sinistra, del PRI e dei radicali, non si sono ricordati qui per impartire una lezione (che non è certo compito di chi è in qualche modo parte in causa), ma per mostrare come essi sempre recassero un danno ai comuni interes~i, e soprattutto per mostrare come, una volta sepolta l'illurs1J Biblioteca Gino Bianco

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