obiettare che lo si è fatto nel momento in cui l'altro partito socialista sembrava convergere verso posizioni democratiche: perchè, se questa convergenza era autentica e piena, diventava del tutto inutile sparare sulla socialdemocrazia; e se, invece, essa non era ancora tale, bisognava stare appunto dalla parte della socialdemocrazia per esigere che si compisse pienamente. Dell'aggiramento a sinistra che si è tentato ai danni del PSDI il solo beneficiario è stato il PSI, senza trarne però, nuovo e definitivo stimolo alla chiarificazione definitiva delle sue posizioni. I partiti della sinistra democratica non socialista non possono, dunque, nel loro stesso interesse, perseverare in una politica che miri alla distruzione della posizione socialdemocratica; e proprio se sta loro a cuore l'unificazione socialista, il consolidamento delle istituzioni a sinistra e l'attuazione di un programma riformista, essi devono offrire alla socialdemocrazia quella copertura politica che oggi le manca. Nè ci sembra valida la considerazione di coloro che, richiamandosi ad incompatibilità personali, obiettano che il PSDI non è il ponte che agevola l'unificazione, ma il cancello che la impedisce: nella realtà politica v'è una dinamica assai più forte di tutte le incompatibilità personali, una dinamica che fa saltare, con la sua forza poderosa, i cardini di qualsiasi cancello. Il fatto che questi cardini non siano saltati non suggerisce il sospetto che la spinta del PSI fosse alquanto fiacca? Sappiamo benissimo che il problema dell'atteggiamento da tenere nei confronti della socialdemocrazia è dominato dal giudizio che si dà sul PSI; ed ammettiamo volentieri che il nostro giudizio su tutto il- PSI non è così ottimistico come quello di altri democratici. Ma, anche dato e non concesso che le nostre riserve siano infondate, la politica di coloro che vorrebbero la distruzione della posizione socialdemocratica non riesce a persuaderci. Si vuole. costituire col PSI una alternativa quantitativa alla D.C. che respinga questa all'opposizione? Ed ,allora valgono tutte le critiche che abbiamo avanzate tante volte su Nord e Sud. Si vuole, invece, giungere ad una collaborazione tra la D.C. e il PSI per creare quello che è stata chiamata una effettiva e possibile « alternativa di potere »? Ed allora si deve passare necessariamente per la socialdemocrazia. Le condizioni per quella collaborazione possono, infatti, maturare soltanto in un clima di politica riformistica a largo raggio; e tale clima potrà essere creato solo da un governo di centro-sinistra cui collaborino democristiani e socialdemocratici. Chi pretendesse «schiacciare»· questi ultimi per costringere la Democrazia Cristiana a trattare direttamente col PSI, non conseguirebbe altro risultato che quello non auspicabile di spingere a destra irrimediabilmente la Democrazia Cristiana. Ecco perchè il PSDI dovrebbe essere considerato come il possibile p½mo di una politica di apertura anche o da coloro che fanno al PSI il più largo credito; ed ecco perchè è a questo fine politico che anche da parte di questi ultimi si dovrebbero orientare i rapporti con la socialdemocrazia. [56] BibliotecaGino Bianco
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