Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

allentati o in via di allentarsi, tra il PSI e il PCI si rinsalderebbero necessariamente ed ogni velleità di politica autonomistica del primo finirebbe miseramente. Al contrario, una politica di riforme creerebbe ne.I paese un clima più adatto ad un processo di ulteriore maturazione del PSI, alla chiarificazione definitiva e fuori di ogni equivoco dei rapp<;>rti di questo coi comunisti, alla definizione, finalmente, del contenuto della politica autonomistica. Sembra che l'on. Nenni abbia compreso questo; e certi suoi recenti discorsi, a Intra e a Napoli, fanno pensare che il PSI potrebbe abbandonare i massimalismi sterili, e le ambiguità ideologiche e politiche del tipo di quelle spiegate al congresso di Napoli, e ritrovare la strada che porta alla creazione di un solo socialismo democratico. Ora, la socialdemocrazia, aiutando con il suo fermo atteggiamento le correnti riformatrici della D.C., tiene aperta la situazione e fa il possibile per consentire un ritorno a quella formula di centrosinistra che garantirebbe appunto il clima necessario alla ripresa di un autentico autonomisn10 socialista. Ma p11ò il partito socialdemocratico reggere da solo nella difficile situazione che si è creata nel paese? Evidenteme11te no: la sua scarsa èonsistenza numerica, le sue carenze obiettivamente constatabili (le vedremo più avanti) e soprattuto l'atmosfera di sospetto che gli ha creato intorno la polemica dei comunisti e dei loro alleati, suscitano difficoltà gravi, che esso non può sor· montare con le sue forze soltanto. E qui viene naturalmente in discussione il problema dell'atteggiamento che altri movimenti politici, soprattutto nel settore della sinistra democratica, dovrebbero tenere nei confronti della socialdemocrazia. A tale proposito a noi sembra che non si possa prescindere da una constatazione di primaria importanza: l'esperienza non soltanto italiana degli ultimi anni ha mostrato che l'aggiramento a sinistra della socialdemocrazia è un1operazione impossibile e pericolosissima. Un partito democratico di si11istra non socialista sarà nel giudizio dell'elettorato, sempre più a destra della socialdemocrazia; lo confermano le tradizioni della vita politica italiana, la storia della lotta politica nel nostro paese, e anche una nozione ovvia di sociologia elettorale e dei partiti. Quando si tenta di aggirare a sinistra la socialdemocrazia, e quindi la si denuncia come irremediabilmente perduta alla causa <li una politica di progresso sociale, non si fa altro che spostare l'elettorato socialdemocratico verso posizioni che a questo ultimo sembrino più socialiste di quelle tenute dalla socialdemocrazia in un determinato momento: il che equivale a dire che si rischia di distruggere le posizioni socialdemocratiche senza guadagnare nulla in proprio. Una simile politica è stata tentata in passato da qualche movimento della sinistra democratica in Italia nei confronti del PSDI (ed in Francia nei confronti della SFIO): ed i risultati sono stati quelli che si sono detti: si è messo in difficoltà il PSDI (ed in Francia, oltre ad indebolire la SFIO, si è contribuito alla perdita del regime) senza ricavarne nessun beneficio. Nè vale ' [55] Biblioteca Gino Bianco

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