Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

grandissima importanza politica perchè ha fornito un appoggio fondamentale all'azione che l'on. Fanfani veniva conducendo all'interno del suo partito. Se, all'indomani delle dimissioni del governo di centro-sinistra, il PSDI avesse mostrato di voler cedere alla seduzione di un radicale spostamento a sinistra, se avesse, cioè, rinunciato alla sua tradizione per me~tersi al fianco del PSI; o se, al contrario, avesse, per un mero calcolo tattico, finto di credere al centrismo della destra democristiana ed accettato un ritorno alle formule in uso tra il '53 e il '57 sia pure per mostrarne subito dopo la pratica impossibilità, le posizioni di centro-sinistra all'interno della Democrazia Cristiana avrebbero dovuto fronteggiare serie difficoltà. Esse, infatti, si sarebbero trovate completamente isolate dentro il partito come fuori di esso, e non avrebbero potuto più suggerire alcuna prospettiva politica concreta. I socialdemocratici hanno evitato accortamente così il massimalismo come il gioco tattico fine a se stesso, fornendo alle correnti progressiste della D.C. un argomento di notevole peso: non potendosi più ricostruire quelle alleanze sulle mezze ali, che i teorici astratti del centrismo ritenevano l'ideale per un partito desideroso di non compromettersi in nessun modo, la politica di centro-sinistra diventava la sola che consentisse di evitare l'usura del potere tenuto da soli e che, insieme, permettesse di sfuggire al ricatto delle destre. Se oggi i fanfaniani hanno certe possibilità di condurre una battaglia nel loro partito per battere la destra, distruggere l'equivoco del falso centrismo, e fare della D.C. uno strumento di progresso nella vita politica italiana, ciò si deve anche alla fermezza dell'atteggiamento socialdemocratico, che ad essi ha fornito il punto su cui appoggiare tutta la loro prospettiva politica senza cadere nella facile e tendenziosa accusa di volere aprire agli « alleati dei comunisti >. Non solo: ma si deve aggiungere che riconfermando la propria decisa scelta per una politica di centro-sinistra, e dando quindi l'appoggio che s'è chiarito alle correnti riformatrici in seno alla Democrazia Cristiana, la socialdemocrazia ha anche, per paradossale che possa seJI1brare l'affermazione, salvato le ultime possibilità dell'unificazione socialista; o almeno di quel genere di unificazione socialista a cui soltanto i democratici possono dare il loro consenso. La pretesa del PSI, che su tale problema sia stata detta ormai l'ultima parola e che l'unificazione di tutti i socialisti sia stata già compiuta con la confluenza di Unità Popolare e della sinistra socialdemocratica nel PSI medesimo, non può essere tenuta per buona. 11problema è tuttora aperto ed ha bisogno di una soluzione: ma è evidente che questa può intervenire solo in una determinata congiuntura politica. L'involuzione a destra della D.C., il suo arroccarsi su posizioni dichiaratamente conservatrici, aprirebbe un periodo di dure lotte sociali, di cui i comunisti soltanto si avvantaggerebbero potendo spiegare tutte le arti della seduzione frontista: in una situazione del genere i vincolj, oggi alquanto [54] I Biblioteca Gino Bianco

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