CRONACALIBRARIA Un nuovo libro di 1\Ju1nford. L'opera ·di Lewis Mumford si è guadagnata un posto rispettabile nella cultura italiana, e non solamente nel ristretto ambito degli specialisti di urba nistica. Certamente la sua produzione più nota è quella in cui egli, proseguendo una •polemica che ormai ha un secolo, è andato sviluppando un sistema serrato di critiche alla « Megalopoli» moderna, la grande città-capitale in cui si è progressiva,. mente accentrata tutta la rete amministrativa, sociale e politica dello Stato contemporaneo, a scapito di quell'equilibrio territoriale e sociale che è ritenuto indisipensabile al sano svolgimento di una vita armonisamente integrata. Queste idee sono nella tradizione della sociologia anglosassone ed hanno fruttificato ampiamente in ambienti relativamente stabilizzati; hanno invece incontrato qualche difficoltà di ambientamento in Italia, dove certi processi ce ntripeti che formano l'ogg·etto specifico dell'analisi mumfordiana non si sono mai, almeno fin'oggi, presentati con il carattere spettacolare che invece hanno assunto ne i paesi di grande industria, dove la tradizione umanitaria e socialista non è molto sviluppata, dove certa n1etodologia ha ricevuto qualche duro colpo da parte di una critica assai esigente, dove infine i problemi urbanistici si presentano con una dinamica differente. Per reazione, Mumford ha rappresentato uno dei capisaldi dei fautori di una cultura « nuova » che valesse a rinsanguare la « anemica » tradizione italiana, rinnovandone le fondamenta stesse. 1.1 libretto presentato ora dalle edizioni di «Comunità» (LEw1s MuMFORD: In nome della ragione, Milano, 1959), fa un po' parte a se stesso, nel quadro della produzione mumfordiana. Vi son raccolte conferenze tenute in diverse sedi e saggi già editi in riviste anglosassoni; esso trova la sua unità nel ·suo radicalismo morale, testimonianza dell'attesa di un intellettuale di profondi sentimenti liberali. Attesa di un mondo migliore, in cui le forze della ragione simboleggiate nella immagine dello shakesperiano Prospero, possono avere il sopravvento su quelle che in Calibano trovano la figurazione più suggestiva, cioè le forze dell'irrazionale e de lla violenza. , Nonostante che in alcune parti il pensiero del Mumford possa sembrare, oggi come oggi, addirittura profetico, come là dove egli immagina un dialogo diretto tra America e Russia in cui vengano chiarificati i maggiori problemi del mo mento, la sua visione delle prospettive •« operative » aperte all'uomo pensoso del futuro del nostro mondo è tipica dell'intellettuale «integralista» cui non interessano i termini concreti dell'azione politica. In ciò il Mumford ha il suo preciso limite. È una posizione del resto assai notevole per le componenti « europee » che la distinguono; lo interessa infatti soprattutto proseguire il corso dell'analisi soci ologica ed esistenziale aperta dalla cultura europea ed americana nei cinquanta an ni tra- [125] Biblioteca Gino Bianco
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