spazio politico che va, per così dire, dall'ala destra del PRI fino ai socialisti autonomisti. Dopo aver detto ·tutto questo, noi ci accorgiamo, però, che, in generale, fra Grimaldi e noi, le preoccupazioni sono effettivamente le stesse, anche se gli accenti sono diversi; e forse noi siamo anche più pessimisti di lui sul « grosso groviglio del cattolicesimo politico italiano»; e siamo convinti che non lo si potrà sciogliere, questo groviglio, << in una battuta di congresso», pur augurandoci che, magari con l'aiuto del solvente s.ocialista lo si possa prima o poi, e più prima che poi, cominciare a sciogliere. Oggi siamo in presenza di due fatti fondamentali che si elidono a vicenda: da un lato l'ipocrisia di coloro che si sono fatti teorici dello « stato di necessità >>per camuffare la vergogna di aver rifiutato anche il tentativo di intese locali con i socialisti e di aver scelto, invece, l'alleanza, al centro e in periferia, con fascisti azzurri e neri; dall'altro lato la vivace reazione di una parte del partito contro questa vergogna. Se si vuole ·che sia il secondo fatto a prevalere sul primo, occorre anche - e non soltanto, naturalmente - che i socialisti siano « disponibili per le grandi cose>>. E a questo punto Grimaldi sembra essere pienamente d'accordo con noi. E, quel che più conta, sembra essere pienamente d'accordo anche l'ultimo Pietro Nenni. Le preoccupazioni sono le stesse, dunque, e la nostra discussione ha questo di positivo: che consente agli uni di vedere le cose dal punto di vista degli altri, e viceversa; che consente di illuminare anche da altri lati le · preoccupazioni che ognuno di noi vede illuminate da un solo lato. F. C. [117] iblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==