Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

si vuole « lanciare un ponte » tra cattolici e socialisti, n9n sarà « la continuazione dell'esperimento di ieri», sotto i fucili spianati della destra democristiana, e della sinistra socialista, ad assicurarne la solidità, la portata, la funzionalità. Per quantò riguarda il secondo pregiudizio, in parte abbiamo già risposto (il nostro- atteggiamento verso le colpe della DC, le << giunte difficili n, gli ùomini e le correnti politiche su cui « nessun democratico può contare n) negli ultimi due numeri della rivista e in questa stessa nota. Dobbiamo aggiungere, però, che, se è vero che noi consideria1no, il PSI un « grande equivoco della politica italiana n .( e non abbiamo difficoltà a dire un~ e non il, per meglio tenere presente che l'altro « grande equivoco» è, per altri aspetti, la DC), è anche vero che apparteniamo a quegli ambienti liberali che sono « aperti n verso il socialismo, che sono ansiosi di poter finalmente salutare l'avvento- di tutte le forze socialiste al governo del paese, che non accettano la artificiosa e anacronistica contrapposizione polemica fra liberismo e dirigismo, che non accettano l'identificazione, non meno artificiosa e no-n L9-enoanacronistica, fra liberismo e .liberalismo. Ora, è proprio da questa nostra posizione di liberalismo avanzato in .Italia meridionale che ci sembra di poter formulare con vivo senso di preoccupazione una certa diagnosi sulla più grave malattia del socialismo italiano: non è, caro Gri• maldi, la malattia dei Simonini che vogliono andare sempre al governo, ma è quella del nostro amico Lelio Basso che non vuole andarci mai, è quella di un partito che da alcuni decenni arriva in ritardo a tutte le scadenze politiche di una q.ualche importanza, è quella di uomini politici che ci dicono sempre che la situazione « non è ancora matura n, che le operazioni « di vertice» non servono a nulla, (anche se per mezzo di esse altri conquistano il potete, mentre i socialisti « coltiva110 le basi » ), che l'ora del socialismo è scoccata, ma le masse non capirebbero se il partito volesse forzare i tempi di una evoluzione che ha la sua logica e la sua fatalità: in nome delle quali si devono condannare i velleitari tentativi dei « riformisti n, che pretendono di risol vere, oggi e «dall'alto », problemi che il socialismo risolverà domani ... quando avrà conquistato tutto il potere. La n.d.r. che si legge in questo stesso numero di Nord e Sud, infine, ribadisce e integra il nostro punto di vista sul terzo pregiudizio: la socialdemocrazia E' una vicenda, quella della socialdemocrazia, che l'amico Grimaldi ha vissuto, e sofferto, di persona. Rispettiamo, quindi, le sue decisioni e condividiamo molte delle sue critiche al PSDI; ma queste non eliminano le nostre preoccupazioni relativamente ai pericoli che derivano a tutto Io schieramento democratico dalla « denigrazione n e dall' « aggiramento a sinistra » della socialdemocrazia: il rafforzamento della destra democristiana e_cle~ico-fasc_ista, in primo luogo; e poi il frazionismo e l'ulteriore, progressivo 1ndebol1mento di tutte le correnti di democrazia che si muovono nello f116l Biblioteca Gino Bianco

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