Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

gresso - peraltro sovvenzionato - della Francia nel «Club» delle potenze atomiche, indicano chiaramente che i buoni propositi dei tempi di Schuman sono finiti. A ciò si aggiunga un ritorno al culto dei valori nazionali portato sino al misticismo e pur sempre fondato, come non hanno mancato di mettere in rilievo tutti i più attenti osservatori di cose francesi, sulla consueta rete di piccoli privilegi locali tenacemente difesi. Nè si sa che cosa prevedere per il futuro, ora che alla sistematica provvisorietà dei poteri della Quarta Repubblica, di cui si conoscevano però i coefficienti, più o meno sempre gli stessi, si è sostituita una precaria stabilità, cui nessuno può dire che cosa farà seguito. Ma una cosa è certa: cl1e sotto De Gaulle si continui a parlare di Europa, e a sostenere che la Francia terrà fede ai trattati di Roma, dei quali è lungi dall'accogliere Io spirito, è soltanto u11 segno della perfetta ambivalenza dei termini dell'odierno lingt1aggio politico, che posso110 insieme significare una cosa ed un'altra tanto diversa quanto l'« europeismo,» di De Gaulle è lontano da quello di Schuman. E a nessuno sarà sfuggito come l'incontro di J3ad Kreuznach, fra il Ge11erale e il Cancelliere, sia stato un incontro fra due ~ovrani della Vecchia Europa, entrambi onusti di gloria e di anni, in cui si discute amichevolmente di problemi comuni, non certo fra combattenti della stessa causa. Del resto, non bisogna fare eccessivo affidamento neppure sulla raggiunta amicizia tra Francia e Gerrnania. Non è facile vedere, infatti, come l'attuale coincidenza d'interessi fra Parigi e Bonn di cui, nel suo citato articolo, Renato Giordano ha sottolineato il carattere non precario, possa trasformarsi, sia pure attraverso il diaframma delle istituzioni comunitarie, in quel riconoscimento di un interesse superiore e comune agli altri paesi europei, che è la condizione prima perchè si possa parlare di europeismo. Ma poi, sino a cl1e punto affondano nelle realtà nazionali le fondamenta della nuova intesa franco-tedesca? Di qua dal Reno gelosie e timori covano ancora, sebbene ovviamente di diversa natt1ra di quelli del tempo che vide nascere la CECA. Allora soprattutto si paventav~ l'espansionismo militare dei tedeschi; oggi se ne teme la dominazione economica (cosa che non ci sembra contraddetta dall'aver accettato il Mercato Comune che, a parte ogni altra considerazione, presenta anche i suoi lati vantaggiosi, rappresentati dai competitori più deboli). Dal pun.to di vista militare, la Germania non appare tanto un pericolo da sola, quanto nella poss~bilità. che abbia a prestarsi a quel « mariage profond et terrible » con la Russia, della cui possibilità c'è più di un franc~se che si dichiara convinto. In Italia, guardando le cose più serenamente, tale eventualità ci sembra più sensato confinarla fra le astratte possibilità, che non fra i concreti pericoli. Ma certo non bisogna nascondersi che il problema della riunificazione [100] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==