Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

cano dei poteri necessari per assicurare l'osservanza dei trattati, che rimane garantita soprattutto dalla buona volontà degli stati membri. Che i nuovi trattati abbiano un fondamento e dei fini quasi esclusivamente economici non significa certo di per sè un peggioramento qualitativo dell'europeismo: la realizzazione di un mercato unico interessante tanti milioni di persone, e così ingenti risorse produttive, non può mancare di profonde ripercussioni politiche e di costume. Occorrerebbe però che l'attuazione dei trattati fosse accompagnata e vivificata da un reale desiderio di libertà, di espansione, di comprensione, di spirito di adattamento e di avventura, se si vuole che il mercato comune sia anche un incontro di popoli e non solo un lievitatore di dividendi. Ma per chi vada in cerca, nelle varie comunità nazionali, di indizi confortatiti in questo senso, c'è di che rimanere perplessi. Prendiamo ad esempio l'Italia. Ci sono, negli ambienti economici più sani, reali aspirazioni a più aperti orizzonti e a più ricchi mercati; ma sareb~e ingenuo sopravvalutarne il sig11ificato. È capitato e può capitare, infatti,. di vedere i grandi giornali che di quegli ambienti economici sono l'espressione, celebrare nella prima pagina le conquiste dell'europeismo, auspicando abbattimenti di frontiere e liberazione da pastoie doganali, salvo poi a scagliarsi due pagine in là, e cioè in sede di cronaca cittadina, contro la « piaga > dei senzalavoro che dal Sud emigrano nei gra11di centri del Nordi- , talia, e farsi paladini del ritorno ad una politica contro l'urbanesimo ... A queste contraddizioni altri sconfortanti sintomi si aggiungono, i quali confermano la visione di una Italia che, lungi dall'anelare a dimensioni europee, vede ancora troppe cose in funzione provinciale e campanilistica. Basterà ricordare la fioritura di disegni di legge per la creazione di I nuove assurde provincie che si ebbe nella passata legislatura; la polemica condotta fra le città aspiranti capitali del MEC; i fatti avvenuti a Sulmona nel febbraio 1957, quando la popolazione insorse contro la chiusura del distretto militare, e fu necessario l'intervento dell'esercito (non sappiamo se di quest'ultimo episodio sia stata già data una interpretazione dal punto di vista dell'europeismo: essa s'impone, perchè la chiusura di quel di_stretto militare rappresentava il miglior « test>>per saggiare le reazioni di certa opinione pubblica italiana di fronte a quelle che dovrebbero essere le normali conseguenze, dolorose ma benefiche, dell'opera di razionalizzazione imposta dal mercato Comune). Se l'Italia non arriva ancora per difetto ad una visione delle cose su scala europea, la Francia mostra di non riuscirci per eccesso, volendo spingere lo sguardo dove le sue forze più non le· permettono di arrivare. 11 sogno imperiale di Parigi, il tentativo di costruire una grandeur franceseal di fuori dell'Europa, di cui testimoniano gli sforzi del Generale De· Gaulle per ricostituire il triumvirato dei «vincitori» occidentali e per l'in- [99] iblioteca Gino Bianc·o

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