Più insidiosa è la tesi la quale respinge « la teoria di un'esuberanza di popolazione in genere, che affliggerebbe l'Italia e in particolar modo jl Mezzogiorno e che andrebbe affrontata attraverso una politica di deciso sviluppo dell'emigrazione, al Nord e soprattutto all'estero)) (31). Più insidiosa perchè essa sembra voler ignorare, innanzitutto, il fatto che, negli studiosi piu responsabili, l'en1igrazione è sempre vista non come mera alternativa allo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno, bensì come soluzione co1nplementare di esso; e più insidiosa anche perchè facilmente essa si tinge di demagogismo e di semplicismo nel deprecare la << brutale espulsione di milioni di lavoratori dal processo produttivo e della vita stessa del Mezzogiorno>>. Senonchè, almeno due cose non sembrano discutibili: I) la misura assai scarsa in cui le possibilità di trasformazione si prospettano per una parte rilevante deli' area meridionale; II) il fatto che squilibri e sperequazioni nella struttura demografica di una regione sono implicati in misura assai spesso notevole dallo stesso sviluppo economico. Per quanto riguarda il primo punto, basti tener presente che - nello studio più circostanziato finora effettuato in materia (la relazione dello Svimez al IV Congresso Nazionale di Urbanistica, tenutosi a Venezia nell'ottobre 1952)- alle aree riconosciute come suscettibili di limitate trasformazioni e in cui non esistono nuclei economicamente già sviluppati, specìe nel settore industriale ( « aree di sistemazione )) , venivano attribuiti i due terzi circa (64,1%) della superficie e quasi la metà (49,6%) della popolazione meridionale. Parallelamente, alle aree già in possesso di un insieme di risorse tecniche e di un sistema di economie esterne che le pongono in grado di esercitare una forza di attrazione su altre attività economiche ( « di sviluppo ulteriore))) venivano attribuiti il 3,9% della superficie e il 25% della popolazione meridionale. In entrambi i casi, ossia, tanto per le aree « di sistemazione )) quanto per quelle « di sviluppo ulteriore )), veniva ri- (31) G. NAPOLITANo, recensione a J terroni in città di F. CoMPAGNA, in « Cronache Meridionali », VI (1959), n. 5, pag. 398 segg. Dello stesso cfr. I contadini e lo sviluppo dell'agricoltura. A proposito di un libro di M. Rossi Daria, anche in << Cronache Meridionali » VI (1959), n. 2, pag. 83 segg. Ma la linea sostenuta dal N apolitano risale in effetti a E. SERENI, Vecchio e nuovo nelle campagne italiane, Roma, 1956, in cui il problema delle eccedenze demografi.che è inquadrato in un discorso di fondo sull'agricoltura meridionale e italiana. [87] · Bibliotecaginobianco
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