Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

una rottura con ii loro passato o (come Pescara) un felice ed originale germoglio. Inoltre, la ricettivita delle zone più positive non ha sempre lo stesso carattere: scaturisce talvolta da una situazione ormai satura (ad es., Napoli), talaltra da una situazione ancora largamente dinamica. Infine, quasi normale è il caso di zone che, pur presentando un'innegabile unita dal punto di vista geofisico e geoeconomico, presentano, invece, per quanto riguarda il loro comportamento demografico-migratorio, una fisionomia più complessa, risultando positive soltanto in grazia del fatto che uno o due comuni in esse compresi fanno registrare una eccedenza di immigrati superiore alla eccedenza contraria fatta registrare da tutti gli altri comuni della zona presi insieme. Naturalmente, un nesso fra tali zone e i centri che ne . ' . . . . emergono per capacita, r1cett1va sussiste sempre o quasi sempre; ma, certo, il fatto che l'assorbimento di eccedenze demografiche meridionali nello stesso Meridione avvenga più in singoli centri che in vere e proprie zone costituisce un aspetto assai importante di tale fenomeno. In ultima analisì, ciò significa che le possibilita di assorbimento delle eccedenze demografiche meridionali all'interno dell'area di origine permangono assai limitate. Nello stesso tempo occorre sottolineare con energia il fatto che, nonostante il forte svilt1ppo degli ultimi anni, e nonostante le antiche tradizioni emigratorie, la mobilita della popolazione meridionale ed il suo esodo verso altre aree sono ancora ben lontani da quelli che potrebbero e dovrebbero essere. Si pensi, ad es., che nello scorso anno 1958 i quozienti di mobilità fra le varie circoscrizioni del nostro Paese furono i seguenti : Centro-Settentrione, 6 61 %; Meridione, 4,62 %; Isole, 4,96 %. Anche da c.1uestopunto di vista la situazjone aria da zona a zona del Meridione. In Abruzzi, Molise, Sannio e Irpinia (ma specialmente nelle prime due regioni) l'intensità del movimento emigratorio appare aver raggiunto valori che, se non si possono ancora definire valori-limite, certo sono assai vicini al limite delle possibilità regionali in tale campo. In Calabria, invece - e con qualche attenuazione lo stesso si dica per il rimanente della Campania e per la Basilicata - l'intensità del movimento emigratorio ha ancora un largo margine di espansione, stante il forte incremento naturale della regione. Infine, nelle zone pugliesi in genere, e in particolare in quelle della penisola salentina, l'intensità del movimento migratorio è certamente assai inferiore non solo alle capacità della regione in tale campo, ma anche a sue urgenti esigenze: e ciò sia per l'obiettiva [83] · Bibliotecaginobianco

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