Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

GÌi eiementi obiettivi, economico-sociaìi, non sono tuttavia i soli a determinare l'impulso ad emigrare. Un ruolo di importanza non minore va riconosciuto ai fattori di ordine psicologico, i quali hanno reso e rendono sempre meno tollerabili anche le situazioni più tradizionali di disagio. È anzi possibile affermare che la linea lungo la quale si è venuta svolgendo la storia dell'emigrazione meridionale è caratterizzata dalla incidenza progressivamente più forte dei fattori psicologici ed emozionali rispetto a quelli puramente materiali. In altri termini, quella che fu dapprincipio semplice fame di lavoro e fuga dalla miseria si è venuta progressivamente evolvendo sempre più come un nuovo modo di sentire la propria condizione umana e come conseguente volontà di agire, in vista di un mutamento il più radicale possibileo Limitandoci al periodo di nostro immediato interesse, e cioè a dire all'attuale periodo post-bellico, abbiamo già rilevato nel primo paragrafo il ruolo di rottura che, dal punto di vista psicologico, esercitarono l'oocupazione anglo-americana e la· diffusa agitazione politico-sociale proseguita da allora fino a dopo il 1950. Questi sono stati, però, soltanto gli aspetti macroscopici e più precoci del fenomeno, che ha poi trovato uno stimolo ulteriore e ancor più potente nell'azione quotidiana di alterazione delle condizioni di vita svolta dal lento, ma inarrestabile penetrare della civiltà contemporanea nell'ambiente meridionale. I modi di tale azione non sono ben noti, purtroppo, per la grave carenza di studi sociologici in questa materia. Nei riguardi del Mezzogiorno la sociologia italiana ha mirato, infatti, piuttosto a individuare le caratteristiche strutturali di quella che si è ritenuta essere la civiltà meridionale tipica, ossia la << civiltà contadina», anzichè a fissare i primi contorni del Mezzogiorno nuovo, aperto alla civiltà contemporanea e pregno di essa (23). È _possibile tuttavia affermare, in tesi generale, che in un ambiente depresso e squilibrato, sovrappopolato e sottosviluppato, com'è il Mezzogiorno, i veicoli classici della civiltà contemporanea e della forma mentisJ ad essa congiunta - la meccanizzazione di massa, la televisione, la pubblicità commerciale, la diffusione delle produzioni standard} etc. - non esercitano l'azione ad essi propria in ambienti di civiltà più sviluppata o più equilibrata, non costiuiscono cioè la soddisfazione di bisogni ormai fisiologicamente congeniali, nè esprimono il nuovo (23) Cfr. nota 1. Bibliotecaginobianco [80]

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==