dali, dall;attlviti e dalle risorse prodigiosamente indefinibiii nella iorò anarchica anomalia (21). È dalla nozione di questo ambiente umano e sociale, urbano e rurale, che bisogna muovere nello studiare l'emigrazione meridionale, così ottant'anni or sono come oggi. Si tenga, infatti presente che un ambiente così depresso socialme11te ed economicamente (le indicazioni date precedentemente sono ben lungi dall'offrire un quadro esauriente della triste realtà) subisce da circa un secolo, in misura più forte del normale, il peso dell' espansione demografica comune a tutto il mondo contemporaneo; e che esso ha anche subito nello stesso tempo, a causa delle sue vicende politiche, una profonda crisi dei suoi equilibri tradizionali senza riuscire a sostituire ad essi un equilibrio diverso, ma parimente organico. E si aggiunga, infine, che - per una reazione dialettica perfettamente comprensibile - gli stessi progressi e sviluppi della società e dell'economia meridionali, sempre più notevoli da un secolo a questa parte, precipitano ulteriormente la situazione di crisi e di miseria cl1e è all'origine della spinta migratoria. Tutto ciò ha fatto e fa sì che l'emigrazione rientri, per il meridionale, nel quadro delle prospettive più sicure e immediate di mutamento del proprio stato; mentre anche da un punto di vista generale essa ha costituito e costituisce il più sicuro e immediato fattore di riequilibrio di una situazione che altrimenti avrebbe raggiunto più volte il parossisrr10 della tragicità. Del resto, lo stesso andamento del fenomeno, svoltosi tra la fine del secolo scorso e gli inizi del presente e ancora oggi ripreso con l'irruenza e la spontaneità dei grandi fenomeni naturali, può valere da prova della misura in cui la soluzione emigratoria si è fatta (si direbbe) consustanziale ed organica alla società meridionale (22). (21) Sui rapporti fra città e campagna nel Mezzogiorno, e in generale sulla città meridionale, cfr. la comunicazione precedente di F. Compagna. (22) Tra coloro che più e meglio riuscirono a penetrare gli aspetti positivi del movimento migratorio già prima del 1915 ci limitiamo a segnalare F. CoLETTI, L' emigrazione, in Cinquant'anni di storia italiana, Milano, 1911, vol. III, e F. S. NITTI, del quale i saggi relativi all'emigrazione sono stati recentemente ristampati nell'Edizione ·Nazionale delle Opere, I, Scritti sulla Questione Meridionale, vol. I, Saggi sulla storia del A1ezzogiorno. Emigrazione e lavoro, Bari, 1958, pag. 301 segg. Attualmente i testi in cui il problema è posto con maggiore acume e modernità di vedute sono senza dubbio F. CoMPAGNA, I terroni in città, cit. e M. Rossr DoRIA, Dieci anni etc., c1t.. [79] Bibliotecaginobianco
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