Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

leggi o, in assenza di esse, dal grado di sviluppo e quindi dalle possibilità di assorbimento di ciascuna economia (10). Intanto, però, se l'emigrazione transoceanica non poteva riassumere il ruolo e l'importanza rivestiti nel passato, nuove prospettive e nuove direttrici di evasione si aprivano altrove a coloro cl1e, via via più numerosi, decidevano di lasciare il natio Mezzogiorno. E, innanzitutto, in Italia stessa. Gia subito all'indomani della fine della guerra, nel 1945, gli scambi fra il Nord e il Sud del nostro Paese assunsero un ritmo ed una consistenza notevolissimi. Agiva allora la forte differenza fra i prezzi di mercato di moltissimi beni, strumentali e soprattutto di consumo, che al Nord, ancora non toccato dal violento processo inflazionistico svoltosì nell'Italia liberata fra il 1943 e il 1945, presentavano, rispetto al Sud, un'eccezionale convenienza; e, d'altra parte, sussisteva nello stesso Nord una larga deficienza di molti generi, che al Sud invece o erano di produzione locale o erano disponibili grazie alla ormai biennale presenza degli anglo-americani. Distrutta o paralizzata la rete dei trasporti ferroviari, si videro allora intere colonne di automezzi grandi e piccoli risalire o discendere la penisola coi carichi più disparati e magari inverosimili (11). Naturalmente, si trattò di una congiuntura eccezionale e relativamente breve; ma essa ebbe il suo peso nel determinare più frequenti contatti fra le due parti del Paese e nel sollecitare la pratica invalidazione delle leggi fasciste contro l'urbanesimo, cui aveva già recato un fiero colpo la tragica vicenda del 1943, con le odissee dei profughi e dei militari sbandati, che a decine di migliaia si trovarono sballottati lontano dai paesi d'origine, al di qua e al di la della linea del fronte. Quasi contemporaneamente, dopo un lungo periodo di ristagno o di svi- (10) Per quanto riguarda l'emigrazione in Argentina si tenga presente che essa salì gradatamente da 23.379 unità nel 1947 a 98.268 nel 1949, per scendere a 78.531 nel 1950, a 55.630 nel 1951 e così ia (cfr. lsTAT, Annuario Statistico dell'Emigrazione. 1955, pag. 4). Per il Venezuela si passò da poco più di 2.000 emigrati nel 1947 ad una media di 20.000 circa a partire dal 1952 in poi; ed una media di pochissimo più alta fu attinta per il Canada dal 1953 in poi, mentre per l'Australia la media, dallo stesso anno, e sui 16-17.000 emigrati annui (cfr. fino al 1953 l'Annuario Statistico deltemigrazione, cit.; per gli anni seguenti l'Annuario Statistico Italiano). (11) Anche di queste particolari condizioni si è avuta una viva eco nella narrativa del dopoguerra. Ci limitiamo a citare: E. V1TTORINii, Donne di Messina, Milano, 1949, già pubblicato col titolo Lo zio Agr1:ppapassa in treno, su <<LaRassegna d'Italia», febbraio 1947- luglio 1948, Cfr. anche C. LEv1, L'orologio, Torino, 1950, pag. 285. ' [71] -Bibliotecaginobianco

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