Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

menti d'intervento tecnico e politico che una volta erano ignoti o male adoperati; e infine, fra città e paesi che accennano ad entrare spontaneamente in una fase di sviluppo, altri che ristagnano, altri ancora che sembrano avviati a un definitivo declino, non mancano, come abbiamo visto, gli utili punti di riferimento per una politica della città nel Mezzogiorno, per un generale aménagement del territorio meridionale, per uno sforzo di tutto il paese al fine di capovolgere il precario rapporto che, tra Mezzogiorno contadino e Mezzogiorno cittadino, corre ancora oggi. FRANCESCO CoMPAGNA L'emigrazione e lo sviluppo del Mezzogiorno La ripresa dei movinienti niigratori. - Anche per la ripresa dei movimenti migratori - come per tanti altri aspetti della società meridionale in questo dopoguerra - è necessario rifarsi, per intenderne lo spirito e la genesi, allo choc psicologico e storico che fra il 1943 e il 1946 fu rappresentato nelle regioni meridionali dalla invasione e dalla successiva occupazione degli eserciti alleati. Era, in sostanza, la prima volta - dopo le invasioni francesi e spagnole tra la fine del Quattrocento e i primissimi anni del Cinquecento - che l'intero Mezzogiorno veniva a contatto, fin nelle più remote ed isolate sue plaghe con una realtà umana e civile profondamente diversa da esso (1). Qualche cosa di analogo era, invero, accaduto anche durante l'occupazione napoleonica e, un secolo fa, all'atto dell'unificazione italiana. Ma qt1este esperienze precedenti non possono essere confrontate con quella più recente 11èper la violenza dell'urto nè, soprattutto, per il grado di dislivello storico e civile sussistente fra il Mezzogiorno e i suoi invasori-liberatori, nazionali o esteri. Al postutto, quelle esperienze (1) Questo senso dell'isolamento storico del Mezzogiorno, pur non potendosi definire urra sua scoperta, ha però particolarmente permeato la letteratura meridionalistica del dopoguerra. Un'influenza decisiva dev'essere certamente attribuita a quello che del resto rimane come dei più bei libri del dopoguerra: Cristo si è fermato ad Eboli, di C. LEVI, (la ediz., Torino, 1945); in cui .finanche .il titolo tradiva la visione di un Sud immobile e chiuso, vivente da secoli e secoli una sua vita particolarissima. Naturalmente, il dato dell'isolamento meridionale è fuori discussione; purchè lo si intenda e lo si prospetti con quella discrezione di tono e di significato che è essenziale alla comprensione di ogni fatto storico e sociale. , [65] ibliotecag·inobianco

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