Editoriale Siamo ormai pervenuti alla vigilia del tanto atteso congresso democristiano. È doveroso riconoscere che i 1naggiori ti1nori àei 1nesi scorsi, relati.vi al pericolo di una più o metio defin,itiva cristallizzazione a destra della situazione italz"anas, i sono alquanto attenuati dopo il discorso antifasc•,:stadel 3 luglio dell'on. Moro, e dopo clie si è visto come i negoz,iati per l'ttnificazione di «iniziativa>>hanno preso una certa piega, non del tutto favorevole al tipo drz·maggioranza sul quale si regge il governo dell'on. Segni. Lo stesso on. Gui -- e siamo verame1ite lieti di dargliene atto - ha dichiarato che l'appoggio delle destre coniincia a pesare troppo; e l'on. Andreotti, che ancora una volta sii era scopertamente dichiarato fautore di una definitiva svolta a destra del partito di magg·ioranza, è rimasto isolato: si può dire insomma che la maggioranza organizzata, e politicamente qualificata, del mondo cattolico italiano è sembrata onestamente intollerante quando è stata messa di fronte alla possibilità di una stabilizzazione della realtà politica che era seguita alla caduta del Gabi1ietto Fanfani. E i11 questo senso ci sembra che da tutte le vicende risulta ridimensionata la figura del Presidente del Consiglio, a suo tempo considerato uomo di grande affidamento per i democratici e una specie di padre nobile per la corrente di << iniziativa de1nocratica » della Democrazia cristiana. Noi fu1n,.. mo molto severi nel 1957 con il sen. Zoli; non possiamo non riconoscere che rii comportamento recente dell'on. Segni (e in particolare il suo discorso di Policoro) ha riabilitato quello del sen. Zoli, se 110naltro a causa delle patenti di buona volontà e di legittimità de1nocraticarilasciate alle destre e della interpretazio11eche l'on. Segni ha dato del cosiddetto << stato di . ' necessita ». [3] Bibliotecaginobianco
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