Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

mente, _che i risuÌtati più notevoli e più duraturi, del neoreaiismo, appartetlgono al cinema: al cinema dobbiamo se l'inchiesta o l'istanza sociale si è a volte mutata in poesia, e se il documento ha attinto spesso una sua autentica trasfigurazione e s'è fatto universalità. La narrativa, invece, che per molti anni s'era nutrita di memoria: di calligrafismo, di prosa d'arte (i « telefoni bianchi >>della letteratura), fraintese la lezione dei fatti e cadde presto in un eccesso opposto; nell'equivoco della riproduzione d'una realtà solamente fotografica e cronachistica. I nostri libri si popolarono di personaggi improbabili fissati secondo un movimento esteriore, con gesti approssimativi e un linguaggio convenzionale e artificiale: si trasferirono sulla pagina i nostri contadini e operai, le loro azioni e il loro gergo, facendoli parlare non corne essi parlano ma come male assimilate letture ci facevano immaginare che parlassero; e si credette che bastasse ripetere «disse>> ad ogni battuta di dialogo per fare narrazione, o che bastasse parlare di pidocchi e di sesso per fare realismo: e così quella prosa ibrida a base di esclamazioni più o meno triviali e di « disse n infilati ad ogni battuta di dialogo è invecchiata, nel giro di pochi anni, com'è invecchiata la prosa d'arte: giocattoli troppo di lusso, per una narrativa come la nostra ancora non organicamente sistemata in una tradizione. Ma questo è un altro discorso, e tor11iamo al cinema, da cui abbiamo preso le mosse per queste note. Cosa accadde, al nostro cinema neorealista? Da per tutto fu salutato come una rivelazione, la scoperta d'una nuova maniera, sensibilissima e fresca, di guardare e affrontare la realtà e quando la critica internazionale cominciò a guardare ad esso come a un' école alla quale molti registi stranieri si ispirarono, da noi subentrò l'era delle maggiorate fisiche, nacque il film dialettale, e il neorealismo andò a risciacquare i suoi panni nello stesso torrente dove vedemmo bagnarsi la Bersagliera e il Maresciallo. E così siamo tornati ai « telefoni bianchi >>: a un compromesso, a un cinema d'evasione che s'articola su due filoni: quello, appunto, del film comico dialettale, e l'altro del film storico, d'una storia favolosa e lontana fumettisticamente e spettacolarmente interpretata (si parla naturalmente della produzione media_. e non dei pochi ma sempre più radi film che cercano alla meglio di mantenere un prestigio). Quando vediamo un film americano, per fare un esempio, sentiamo ch'esso, a differenza delle nostre pellicole, riflette sempre una ben riconoscibile realtà, e pur nelle difficoltà imposte dall'industria mostra d'introdursi in una società, di comprenderla se non d'interpretarla. Noi possiamo anche non condividere o restare estranei a quella mentalità (questo avviene soprattutto di fronte ai film comici, di quella produzione), ma sentiamo, sempre, che quelli sono personaggi che hanno radici: radici, appunto, nella società da cui sono tolti, o che li esprime. Quale società riflettono i nostri film? Quali radici hanno i personaggi dei nostri film? [47] -Bibliotecaginobianco '

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