gagne, finiscano con i;essere sobborghi anch;essi industrializzati dei due centr1 . . magg1or1. Il benessere che in questi sarà promosso dalla più intensa attività si diffonderà, allargandosi gradatamente, ad altri comuni, nei quali anche potranno insediarsi od intensificarsi più piccole industrie complementari, senza però che ci si illuda di vedere nel volgere di qualche anno quella parte delle Puglie trasformata come la provincia di Milano. Clii si attendesse un simile miracolo proverebbe la medesima delusione di quanti hanno atteso dall'avvento del lanificio in Lucania l'esplosione di una civiltà industriale nei pressi di Eboli, dove « Cristo si è fermato >>. E' ben chiaro, dunque, che senza una lenta paziente e sapiente preparazione, nessuna rivoluzione economica può avvenire. La Russia da oltre quaranta anni insiste nei suoi piani, e malgrado questo non breve lasso di tempo, le immense risorse di cui dispone, i sacrifici durissimi cui la popolazione è stata sottopo:5ta non può dirsi che sia vicina ai traguar,di tanto ambiziosamente fissati. Ma nel Mezzogiorno non si può attendere mezzo secolo, e nemmeno un decennio. Il dado è tratto, ormai. La gravità e l'urgenza della situazione sono note a tutti, e la coscienza dei meridionali a poter contare su una sorte diversa e migliore, si è destata. Occorre dunque far presto, ma far be11e, e non puntare su qualche tentativo tanto coraggioso quanto isolato e scoordinato, e dedurne poi conclusioni catastrofiche. Scegliere con attenta cura le località, i n1ezzi, i tempi di impiego., e non disperdere per tutto il territorio (anche se tutto sia bisognoso) provvidenze cl1e solo se concentrate possono produrre il massimo risultato, capace di provocarne altri, con quella che suol dirsi reazione a catena. In tre anni potremmo avere una leva di lavoratori in grado di assolvere ottimamente compiti che oggi sono superiori alle loro capacità; nel medesimo periodo di tempo potranno essere individuate, organizzate, messe in condizione di efficienza le dieci o dodici zone industriali, mentre l'evoluzione della riforma agraria comincerà a dare i suoi frutti, oggi non ancora palesi. Ma non si può sbagliare, puntando sul cavallo perdente. Bisogna saper scegliere il cavallo, ed è meno difficile di quello che si potrebbe credere, purchè si abbia fiducia anche nei meridionali, e li si aiuti ad uscire dal loro isolamento ed a vincere il loro complesso di inferiorità e di fatalismo, che se è ~ovuto anche alla loro indole è prevalentemente effetto delle condizioni ambientali e delle vicende storiche. Perchè, anche a non voler fare dello stupido chattvinisme e a non voler avanzare sterili rivendicazioni, non è giusto qualificare meticci coloro che sono nati in regioni povere, incolte, diseredate. E' infatti solo questione di miseria, ignoranza, abbandono, che i meridionali hanno fino ad ora subìto e ' [45] -Bibliotecaginobianco
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